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lunedì, Maggio 6, 2024
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SCAMPIA, CRONACHE DI… «GUERRA»
Violenza e degrado, l’intervento di Marcello Curzio

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NAPOLI. E’ un pomeriggio di guerra quello che si leva livido sulla spianata di casermoni di cemento armato in fila tra Scampia, Melito e Mugnano cuore dell’area metropolitana a nord di Napoli. Dietro le finestre degli alloggi grigi ed anonimi, sotto l’assedio di poliziotti e carabinieri, centinaia di occhi inquieti, per tutta la sera, spiano le strade, attenti alle mosse degli agenti.
Il rombo di un elicottero risuona ossessivo su quello che sembra il nuovo fortino della baby criminalità tra Napoli e la sua area metropolitana, la roccaforte del nuovo Bronx alle porte della più grande metropoli del Mezzogiorno, dove l’altro pomeriggio s’è consumata l’ennesima tragedia della follia camorristica con tre vittime lasciate in una gigantesca chiazza di sangue sul selciato di una stradina di campagna tra Scampia e Melito. Il tutto a poche ore da un’altra storiaccia, quello del raid in via Labriola, sempre in quell gulag di cemento armato chiamato Scampia, con un morto e cinque feriti.
Tanti, tantissimi lutti, in poche ore. Accade tra Scampia, Melito e Mugnano. Accade nella periferia della periferia napoletana, ad un tiro di schioppo dalla Circumvallazione, dall’Asse Mediano, dal metrò collinare, tutti simboli della nuova mobilità del Terzo Millennio. Tanti morti, tante croci. Vittime giovanissime che sono legate a filo doppio con la storia di questo avamposto di periferia cresciuto in fretta e furia negli ultimi decenni, soffocato da un boom edilizio che non conosce precedenti e con una densità demografica da record.
Le auto di polizia e carabinieri pattugliano l’intero perimetro viario che collega Scampia con Melito, con Mugnano.Idem accade in direzione Monterosa,Miano e Masseria Cardone. Sono controllo le stradine che rappresentano il check point preferito di baby-camorristi, aspiranti luogotenenti, apprendisti gregari nonché semplici scippatori e balordi di questo spaccato di periferia metropolitana.
La periferia a Nord di Napoli, con le sue appendici metropolitane di Melito e Mugnano, è al capolinea della sua storia millenaria, sepolta dal vuoto chiacchierologico della sua classe politica ed imprenditoriale.
Spedizioni punitive camorristiche, regolamenti di conti tra vecchi e nuovi boss. Scippi mortali, maxiscazzottate con un’infartuata e baby bulli spavaldi e sanguinari. E’ tutta qui la cronaca della necropoli che Scampia porta alle Colonne di Giugliano. Ma i risultati, finora, non sono un granché. Molte irruzioni vanno a vuoto. Degli assassini di via Cupa Perillo e di via Labriola nemmeno l’ombra.
Eccola la periferia della periferia. Abbandonata ad un saccheggio scellerato da parte di miopi politici ed illusa, di recente, da chi ha contrabbandato il nuovo che, da queste parti, ha avuto solo il sapore di un misero bluff: di un’illusione con cui, migliaia di poveri cristi ogni giorno sono costretti a dover fare i conti.
Che fare? La prima cosa, quella più urgente, è di rafforzare gli organici delle forze dell’ordine. Se ne parla da tempo. A vuoto. Ma la situazione è quella di prima, è quella di sempre. In attesa che il ministro Pisanu e il sindaco Iervolino aprano gli occhi su questo dramma quotidiana. C’à uno spaccato di Napoli e del suo hinterland che in questo piovoso novembre è una vera e propria città in ginocchio, calpestata, violentata, offesa e vilipesa da frotte di politici senza scrupoli. Non serve proclamare un giorno di lutto cittadino, se non c’è una primavera che scuota le coscienze.

MARCELLO CURZIO

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