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Sovraffollamento carceri: i Radicali in sciopero della fame per l’amnistia e la legalizzazione della cannabis

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Spunta anche il carcere di Secondigliano nell’elenco menzionato da Rita Bernardini che, attraverso una dichiarazione riportata dalle pagine del sito Notizie Radicali, ha denunciato l’emergenza del sovraffollamento delle carceri: con Marco Pannella, la segretaria dei Radicali Bernardini è da diverse settimane in sciopero della fame per chiedere l’amnistia mirata a chi è in carcere per droga.

Secondo i dati della Polizia Penitenziaria aggiornati al 31 marzo scorso, presso il carcere di Secondigliano si registra un sovraffollamento del 153%, ovvero la presenza di 1353 detenuti in 886 posti effettivi. Altri 57 penitenziari italiani soffrono di un sovraffollamento superiore al 130% e, sebbene dopo soli 5 mesi dalla dichiarazione di incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi e dopo i 2 provvedimenti svuota-carceri vi sia stata una veloce riduzione dei detenuti (di oltre 6400 unità), oggi il numero è ripreso a salire.
Tra le cause del sovraffollamento contestate da Rita Bernardini vi è il grave problema della lungaggine dei procedimenti penali pendenti (oggi se ne contano circa 4.600.000): un paradosso assurdo che inibisce l’amministrazione della giustizia, determinando un aumento di costi pubblici e di disagi per i detenuti stessi, spesso reclusi in condizioni indecorose, afflitti da malattie psichiche o da tossicodipendenza, senza la possibilità di essere curati o riabilitati.
Quello che preoccupa maggiormente i politici radicali è in particolare il numero dei detenuti che non hanno avuto la possibilità economica di pagare un avvocato per richiedere la revisione al ribasso della pena: in base alla modifica della Fini-Giovanardi, che in precedenza non faceva alcuna distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, oggi si è passati a pene detentive che vanno dai 2 ai 6 anni, anziché dai 6 ai 20.

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Oltre alla bocciatura di tale legge da parte della Consulta, anche la Direzione Nazionale Antimafia (DNA) si è espressa a favore della legalizzazione, considerando i dati derivanti dal totale fallimento delle politiche proibizioniste rispetto alla cannabis e dei suoi derivati. Il business che ruota attorno al mercato illegale della marijuana alimenta ogni giorno la criminalità organizzata, generando ogni anno un giro d’affari di ben 10 miliardi di euro. Secondo i dati della DNA, quindi, è arrivato il momento di prendere in considerazione la legalizzazione della cannabis, soprattutto se si considera anche l’aspetto terapeutico della sostanza.

La battaglia di Rita Bernardini, infatti, è condotta anche a sostegno dei malati italiani che necessitano delle terapie a base di farmaci cannabinoidi: se ogni paziente potesse coltivare autonomamente semi di canapa femminizzati di questo tipo, ad esempio, potrebbe ovviare agli attuali impedimenti burocratici ed economici legati al reperimento di cannabis medica. Attualmente, infatti, questi farmaci sono importanti dall’Olanda, nonostante lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze abbia appena inaugurato un progetto pilota per la prima produzione italiana di cannabis terapeutica, che potrà essere distribuita nelle farmacie indicativamente a partire da fine 2015.

Come i Radicali, anche molti altri esponenti Pd e M5S stanno presentando in questo periodo alcune proposte di legge per la legalizzazione della cannabis sul modello di altri Paesi europei, come Spagna, Svizzera e Olanda, e del continente americano, come Colorado (USA) o Uruguay.

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