Pur apprezzando lo spirito costruttivo del documento approvato dalla segreteria provinciale, nel rispetto delle regole del partito Democratico, ritengo di avere il dovere di andare avanti. Innanzitutto per il rispetto degli oltre 10mila cittadini che hanno preso parte alle nostre primarie, per la mia dignità personale e per il rispetto che debbo alla mia famiglia ed ai miei figli, ai tanti che si sono stretti intorno a me, al mio stesso partito.
In queste ore mi stanno giungendo centinaia di messaggi di solidarietà e di inviti a non fermarmi. Anche da altre forze politiche, che hanno ribadito la volontà di sostenere la mia candidatura. Con un calore ed un affetto, di cui sono grato a tutti.
Mi stupisce del documento approvato dalla segreteria provinciale, contro il quale proporrò ricorso, il riferimento ad un dispositivo approvato un mese dopo le primarie. Al di là della vicenda giudiziaria nella quale sono coinvolto, nulla osta nel sistema di regole e codici etici che il Partito Democratico si è dato alla mia candidatura. Che a livello locale, sono tassativamente richiamati ed elencati nel Regolamento per le Primarie, predisposto dalla Commissione Amato.
Sono amareggiato per una serie di attacchi, provenienti per lo più dal mio medesimo partito, che mi sono giunti esponendomi ad una gogna mediatica, che talvolta ha assunto i toni patetici del desiderio di rivalsa di una parte risultata non premiata dalle primarie. Mi amareggia, però, soprattutto, l’esercizio di una doppia morale e di sofismi regolamentari, per cui si afferma con la medesima coerenza una cosa ed il suo esatto opposto. Ciò che vale per un candidato, non vale per l’altro.
Circa la mia vicenda giudiziaria, debbo ribadire la mia serenità. Sono una persona per bene ed onesta, che per dovere d’ufficio nell’anno 2008 ha dovuto predisporre un atto amministrativo. Ottemperando ad una precisa disposizione di servizio, in un ruolo meramente esecutivo, a fronte del quale non vi è stata erogazione di alcuna risorsa. Non un solo euro è stato dato a chicchessia, sicché non vi è alcuno che si stato avvantaggiato o danneggiato. La vicenda, per quel che mi riguarda, trae origine da una diversa interpretazione circa la normativa di riferimento da applicare tra l’ufficio e la procura della repubblica, e per la quale sono stati indagati l’intera struttura regionale di appartenenza ed una pluralità di soggetti che con essa si sono interfacciati. Da cui l’accusa di associazione a delinquere.
Il rinvio a giudizio è qualcosa che mi ha profondamente colpito, dal punto di vista emotivo. Ciò nonostante, nella certezza delle mia condotta, ritengo di poter andare avanti a testa alta, anche con la mia candidatura.
Peraltro, questa vicenda era da tempo nota. Non solo e non tanto per il rilievo che la stampa vi aveva dato, e neanche per l’enfasi che nel corso della campagna delle primarie qualche mio avversario aveva dato ad essa, ma per il fatto di averne sempre parlato e liberamente non solo con i vertici del mio partito, ma anche in pubblico, finanche in confronti con altri candidati.
Che venga usata adesso, ad oltre un mese dalla mia vittoria alle primarie ed a poche settimane dalla consegna delle liste, ritengo sia singolare. Credo si stia mettendo a rischio la stessa tenuta del Partito Democratico nella città di Giugliano, gli equilibri politici faticosamente costruiti, la sua credibilità e la mia onorabilità in un colpo solo. Ed è sulla base di questa considerazione che, nel rispetto degli orientamenti espressi dal mio circolo nella riunione di lunedì scorso, ho intenzione di andare avanti.
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