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Mugnano. Giallo sul decesso di un anziano: la famiglia accusa la casa di cura

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Un caso controverso di malasanità, questa volta privata, ha avuto come
protagonista una famiglia e una casa di cura locale. Il caso delicato
riguarda la morte di un anziano. Mercoledì 18 giugno i figli decidono
di far alloggiare temporaneamente il padre nella struttura in
questione, poiché sarebbe dovuto entrare nell’appartamento di famiglia
il 15 luglio, accudito da una badante. Il periodo nella casa di cura
si sarebbe reso necessario, in seguito ad un ricovero all’ospedale San Giuliano,
per la rottura di un femore causato da una caduta; dalla struttura
pubblica l’anziano sarebbe stato trasportato direttamente alla casa di
cura mugnanese.

Da 10 anni l’uomo stava conducendo una terapia per tenere a bada i frequenti sbalzi di pressione arteriosa, per la
quale assumeva: il Traitec come farmaco salvavita utile per regolare
la pressione sanguigna; il Pantorc per proteggere lo stomaco; il
Duoplavin come antiaggregante. Alla casa di cura sarebbero state
spiegate tutte le patologie sofferte dall’anziano: aneurisma alla
aorta addominale, diagnosticata nel 2005, che poteva peggiorare in
modo repentino; ictus celebrale; aterosclerosi cronica; scompenso
cardiaco. Inoltre, i parenti avrebbero consegnato la lista dei
medicinali al personale della casa di cura che avrebbe redatto una
cartella clinica.

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Ai figli sarebbe stata promessa la presenza di una dottoressa in sede
e personale qualificato. Dopo 3 giorni dal ricovero dell’anziano, i
familiari avrebbero cominciato a ravvisare un peggioramento
manifestato da sintomi d’affanno a riposo. I parenti avrebbero cercato
delle giustificazioni ai titolari che avrebbero addotto, tra le tra le
cause delle complicazioni, una sopraggiunta bronchite per la quale
sarebbero stati somministrati degli antibiotici.

La mattina del 1° luglio, durante una visita al padre, i figli
avrebbero scoperto che non sarebbero stati somministrati i medicinali
per la pressione e per lo scompenso cardiaco; la risposta dei titolari
avrebbe delineato la mancata segnalazione dei due farmaci nella
cartella clinica o il possibile smarrimento; nello stesso giorno uno
dei figli si reca in farmacia per comprare le medicine che sarebbero
state portate alla struttura privata nella stessa mattinata. Alle ore
14 uno dei figli riceve una chiamata dalla casa di cura dalla quale
viene a sapere del ricovero d’urgenza del padre al San Giuliano.
Nell’ospedale pubblico sarebbero stati diagnosticati un’embolia
polmonare, pressione alta, fibrillazione atriale. Il 2 luglio
l’anziano muore nel reparto di terapia intensiva: tra le cause del
decesso ci sarebbe il cedimento del cuore, forse causato dalla
pressione alta.

I figli accusano la sospensione del Triatec che avrebbe causato un
“effetto rebound”: dovuto dalla mancanza del farmaco salvavita. La
famiglia si è rivolta ad una avvocato che sta ricostruendo la dinamica
e recuperando la cartella clinica; inoltre hanno denunciato l’accaduto ai carabinieri. I parenti dell’anziano accusano la casa di cura di
negligenza e della mancanza presenza di un dottore in sede.

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