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Giugliano. Al teatro di S. Massimiliano Maria Kolbe si è anticipato il ‘Natale in Casa Cupiello’

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La compagnia amatoriale ‘‘Sulla
Scena Per Caso’’, che fa capo alla
comunità parrocchiale di San Massimiliano
Maria Kolbe, si è esibita,
il 5, 6 e 8 dicembre 2015, con la
rappresentazione del ‘‘Natale in
Casa Cupiello’’, una delle più note
commedie di Eduardo De Filippo.
Si sa che, portare in scena un capolavoro
del genere, è un’impresa a rischio,
che necessita di una
motivazione collettiva importante.
Il mio coinvolgimento, come direttrice
di scena, potrebbe crearmi
qualche problema di obiettività, volendone
adesso parlare. Pertanto,
per essere obiettiva nel mio giudizio
critico, ho messo da parte le provemozioni
vissute durante i mesi di
preparazione, e mi sono imposta di
vestire i panni di una qualsiasi spettatrice
non pagante. Si può dire, intanto,
che il successo di pubblico, a
copertura delle tre serate, ci è stato
attestato dai circa seicento biglietti
venduti. È stato così soddisfatto il
nobile scopo che ci si era prefissato,
ossia di devolvere l’intero incasso
in beneficenza, a favore delle
famiglie più bisognose della comunità.
Nell’entusiasmo degli spettatori
si è avuto il riscontro di un
altro obiettivo centrato, ovvero di
trascorrere insieme un paio di ore
all’insegna del divertimento. La
rappresentazione del Natale in Casa Cupiello si dipana, in fondo,
nella trama mirabilmente sostenuta
da un pensoso divertimento;
in tal senso il tono della commedia
ha coinvolto gli spettatori in un
continuo crescendo di emozioni,
fino a fargli conoscere più a fondo
il vero Lucariello, complice la sua
straordinaria ed ingenua umanità,
di continuo celata da un sottile velo
di pensosa ilarità, che non regge,
alla fine, davanti alle emozioni.
Stando per lo più dietro le quinte,
forse più degli altri, durante le
prove degli ultimi mesi, sono riuscita
a cogliere quelle emozioni che
hanno gradualmente permeato gli
attori impegnati nelle interpretazioni
dei ruoli teatrali e gli altri
comprimari diversamente gravati
per gli impegni assunti.

Tra questi,
ovviamente, si pone in primo piano
la regista, Mena D’Altrui, contagiata
da una grande passione per il
teatro e per la sua parrocchia. Ella
ha naturalmente vestito i panni
della co-protagonista Concetta, ed
io direi con evidente professionalità.
Ad accompagnarla sulla scena,
c’era Ciccio Di Cristofaro, suo
marito nella vita e nella finzione
teatrale, il quale ha dimostrato ancora
una volta, complice una naturale
somiglianza fisica, di poter
rendere omaggio al grande
Eduardo, meritandosi un interminabile
scroscio di applausi. A completare
la famiglia Cupiello, c’erano
i figli Ninuccia e Tommasino, interpretati
da Cinzia Pianese e Paolo
Tambaro, fratelli sulla scena, ma
anch’essi coppia nella vita; e poi lo
zio Pasqualino, ovvero Salvatore
Tarantino; insieme hanno divertito
la platea per tutta la durata
dello spettacolo.

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Complici di sketch
e situazioni a metà tra il comico e
il drammatico, i due ‘‘avversari’’,
Nicolino Percuoco e Vittorio
Elia, interpretati rispettivamente
da Giuseppe Nobili e Francesco
Smarrazzo, che si contendono il
cuore della bella Ninuccia. Ad accompagnare
questo quadretto tragicomico,
ci sono poi, nel terzo
atto, i Casigliani: Susanna D’Altrui,
Giovanna e Raffaele Iazzetta,
Mariateresa Pezzella,
Davide Tambaro, Brigitte Torella,
Elisabetta Romano, il dottore
Pietro Marsiglia ed il portiere
Felice Di Lorenzo. Infine, come è
ormai nella tradizione della compagnia
amatoriale della San Massimiliano
Maria Kolbe, non sono
mancati i volontari, disciplinatamente
impegnati nei ruoli di aiuto
regista ed assistente di scena (i coniugi
Mario Romano e Nunzia
Caiazzo), di responsabile
audio/luci (Eugenio Imbembo), di
grafico e scenografo (Francesco
Valente e Pasquale Tanzillo), con
Luigi Napolitano addetto al video;
ed ancora le truccatrici Magda
Guarino e Loredana Paciello, i
suggeritori Teresa Micillo e Antonio
Ciccarelli, insieme con Virna
Ricci e Ferdinando Flagiello,tutti
accumunati da una grande passione
e voglia di solidarietà verso il
prossimo. Perciò, come direbbe il
grande Eduardo, non ci resta che
esclamare: «Ma che bello Presebbio!
»

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