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lunedì, Maggio 13, 2024
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Casal di Principe, ucciso leader degli ambulanti

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CASAL DI PRINCIPE. Un omicidio in diretta, i colpi della pistola rimbalzati nella cornetta del telefono e arrivati chissà dove, all’orecchio dell’unico testimone dell’agguato. Solo lui, se sarà identificato, potrà aiutare i carabinieri a trovare gli assassini di Federico Del Prete, ambulante, nato a Orta di Atella e sposato a Casale, sindacalista dello Snaa, presidente nazionale della Federambulanti, ammazzato ieri sera da mano camorrista. Aveva 45 anni, una moglie, due figli ancora ragazzi, una vecchia denuncia per truffa alle assicurazioni. Ed era un rompiscatole, attivissimo delegato dei venditori dei mercatini: pignolo, puntiglioso nel denunciare abusi e soprusi commessi da chi gestisce le aree delle fiere settimanali e da chi è addetto ai controlli contro gli abusivi. Lo hanno ucciso ieri sera – mancava qualche minuto alle 19,30 – in quell’ufficetto di via Baracca, la strada lunga e tortuosa che taglia in due il centro di Casal di Principe, che gestiva in condominio con la Federinquilini: una stanza al piano terra, l’insegna del sindacato, la porta a vetri. Per entrare, gli assassini hanno dovuto soltanto abbassare la maniglia. E hanno fatto fuoco quattro, cinque volte, con una pistola calibro 7,65 mentre Del Prete era seduto dietro la scrivania e parlava al telefono. Un quarto d’ora più tardi, quando sono arrivati i carabinieri, lo hanno trovato riverso a terra, i jeans e il maglione insanguinati, la cornetta del telefono che penzolava dalla scrivania. Non c’erano appunti, non si notava la presenza di estranei, non si sa ancora se qualcuno ha assistito all’omicidio scappando prima dell’arrivo degli investigatori. La porta a vetri, invece, era rotta: era stato il figlio del sindacalista a spaccarla con un pugno quando, avvertito del delitto, si è precipitato nell’ufficio.
Fin qui la ricostruzione del delitto ma è la ricerca del movente a impegnare in queste ore i carabinieri. Perché Federico Del Prete, il sindacalista degli ambulanti, con i suoi esposti e le sue denunce aveva pestato i piedi a qualcuno. E non solo ai vigili annonari e alle guardie giurate di Pozzuoli, Mondragone, Casal di Principe, Orta di Atella. Alla camorra, magari, di cui cercava di contrastare l’attività di controllo sui mercati. E due mesi fa quel qualcuno gli aveva mandato a incendiare l’auto. Era poco prima di Natale, e la sua Panda era stata completamente distrutta dal fuoco. Era stato allora che Del Prete si era spaventato e aveva chiesto protezione. L’ufficetto di via Baracca non è mai stato presidiato ma aveva incontrato il prefetto. «Si è messo contro a quella gente e invece doveva farsi i fatti suoi», gridavano ieri sera i parenti all’esterno della sede dello Snaa. «Doveva continuare a fare l’ambulante e invece si è messo nel sindacato: così lo hanno ripagato». E poi pianti, grida, la rabbia sorda di chi è costretto a vegliare il cadavere di un uomo che sapeva di essere stato condannato a morte. Non da due mesi, ma da quando aveva organizzato a Casale, lui che di Casale non era, il primo sciopero degli ambulanti. Era poco più di un anno fa.


ROSARIA CAPACCHIONE – IL MATTINO 19 FEBBRAIO 2002




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