PUBBLICITÀ
HomeCulturaIn cibo veritas. Percorrendo le fiabe del Basile ci si ritrova riuniti...

In cibo veritas. Percorrendo le fiabe del Basile ci si ritrova riuniti a tavola per socializzare

PUBBLICITÀ

Il Principe Tadeo, nell’invitare ‘‘le meglio dece femmene de la cetate’’ a raccontare, ciascuna ogni giorno, una fiaba che rallegrasse l’umore rancido della sua sposa usurpatrice, non manca di specificare che, soltanto dopo aver mangiato, ‘‘se darrà prenzipio a chiacchiarare’’, tanto che subito, ‘‘poste le tavole e venuto lo mazzecatorio, se mesero a magnare e, fornuto de gliottere, fece lo prencepe signale a Zeza scioffata che desse fuoco a lo piezzo’’.
Pertanto, al Cunto de li cunti, di Giovan Battista Basile, si dà principio a tavola, per significare che nel cibo si trova la prima soddisfazione al bisogno di stare insieme, ovvero – oggi si direbbe – di socializzare. A tavola, infatti, ci si guarda in faccia, ci si racconta e ci si misura con gli altri in un crescendo di convivialità che eslcude la competizione, che non sia il volersi superare nel rendersi disponibili a dialogare.
A tavola, dunque, si parla e si ascolta, si impara a stare insieme ed a prestare attenzione, con amabile superficialità, alle più seriose argomentazioni. Ma a tavola, ovviamente, per prima cosa si sfrattano le portate, perché – come si suol dire – ‘‘a panza chiena s’arraggiona meglio’’; e quindi si rende omaggio alla valentìa dei cuochi che si sono dati da fare per preparare ‘‘pastiere e casatielle, sottestate e porpette, maccarune e graviuole’’ (La gatta Cennerentola).
Questo era il modo di distrarsi a corte, come si ritrova adombrato in molte fiabe del Basile, là dove le decisioni importanti si fanno precedere da allegre tavulïate, alle quali si ritrovano poi ad essere invitati anche i cosiddetti meno abbienti, come ‘‘chiarie, iessole, guitte, guzze, ragazze, spolletrune, ciantielle, scauzacane, verrille, spogliampise e gente de mantesino e zuoccole’’ (Peruonto).
L’altro ingrediente per la socializzazione tra i commensali, che si abbina naturalmente al cibo, è il divertimento; e sappiamo che il fine da conseguire attraverso la narrazione di cunti incredibili e straordinari, il più delle volte è quello di demonizzare la melanconica tristezza di una donna insoddisfatta del suo essere diversa dagli altri nella sua quotidiana normalità di privilegiata sociale. Il banchetto si traduce, pertanto, in una accolta conviviale, come si usava fare a corte, o comunque nei palazzotti feudali, dove il Basile ebbe modo di soggiornare spesso, ricoprendo la carica di Governatore.
Il ritrovarsi a tavola, in particolari occasioni, corrispondenti agli oziosi disimpegni sociali dei Signori, era un cerimoniale, durante il quale si alternavano il cibo ed il divertimento, la familiare condivisione di interessi privati ed il conversare galante, il canto ed il racconto, la musica ed il ballo, le distrazioni ludiche e le allusioni dei guitti, l’arguzia femminile e la temperata volgarità dei dotti.
Il banchetto si traduceva, poi, nell’ordito fiabesco, nella compiuta rappresentazione di una casta privilegiata, al quale soltanto in particolari occasioni straordinarie potevano accedere gli altri, e per lo più al fine di esaltare la generosa interessata munificenza dei potenti, dove lo straccione si prende gioco del suo presunto benefattore, e dove la mortificata fanciulla trova giustizia in ragione della sua onestà. In fondo, dall’accorta disamina di diverse fiabe del Basile, si può arguire che a tavola si livellano, incrociandosi, gli strati sociali. In tal senso, alludendo al più classico ‘‘vino’’, mi concedo la libertà di adottare una variante significativa, che più si adatta ad un incontro conviviale: ‘‘In cibo veritas’’. Questo vale, ovviamente, se, però, si mangia bene e, soprattutto, si sta bene insieme con gli altri.
Dato questo preambolo di assoluta accezione culturale, si giustifica l’intento manifestato dalla Masseria Antuono di contribuire, motu proprio, a celebrare il 450° anniversario della nascita di Giovan Battista Basile, avviandosi ad organizzare un originale pranzo domenicale, per il prossimo 28 febbraio 2016, durante il quale, e mentre ci si abbandonerà al piacere della buona tavola, si parlerà, con gli ospiti, di alcune fiabe tratte da Lo cunto de li cunti, con l’intervento dell’attrice Teresa Barretta e con l’esecuzione di diversi brani ispirati alla fiaba di Zezolla, che dodici anni fa l’Accademia Musicale Liliarium ebbe la felice intuizione di adattare sui motivi delle più note canzoni classiche napoletane.

PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ