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Strage di Villaricca raffica di condanne per il clan di Casale

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La condanna all’ergastolo per il processo sulla strage di Villaricca blocca sull’uscio della porta del carcere Domenico Feliciello, uno dei cinque destinatari della massima pena che era pronto a lasciare il penitenziario per decorrenza dei termini. Il pesante verdetto, emesso dalla quarta sezione della Corte di Assise di Napoli ed in linea con la requisitoria del pm antimafia Raffaele Cantone, riguarda anche le posizioni di Francesco e Domenico Bidognetti, Raffaele Cantone e Giancarlo Di Sarno (tutti condannati all’ergastolo) e quella dei pentiti Dario De Simone (16 anni) e Raffaele Ferrara (18 anni). Il processo ha preso in esame il massacro di tre pluripregiudicati della provincia di Napoli avvenuto nell’ambito di una guerra di camorra raccontata da diversi collaboratori di giustizia. Una vera e propria strage le cui vittime furono Domenico Tambaro, 34 anni; Vincenzo Mauriello, 36 anni e Vincenzo Ranucci di 38 anni. Su di loro fu scaricata una vera e propria tempesta di proiettili esplosi da almeno due fucili e due pistole in uso ad un commando di killer della camorra Casalese che si nascondeva su un furgone parcheggiato in una zona dove sarebbero passate le vittime. Era il pomeriggio del 5 novembre del 1990 quando, alla periferia di Villaricca, in una zona confinante con Giugliano, i tre furono freddati senza pietà. Gli esecutori e i mandanti del triplice omicidio furono incriminati due anni fa nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia sfociata in un processo celebratosi davanti alla quarta sezione della Corte di Assise di Napoli. Nel corso della requisitoria pronunciata alcuni giorni fa, l’accusa aveva tracciato il quadro storico delle alleanze tra il potente clan casertano e quelli operanti ai confini di altre province, chiedendo le sette condanne. Le vittime viaggiavano a bordo di una Mercedes, quando furono affiancati da un furgone Renault dal quale partì una scarica micidiale di colpi che raggiunsero le vittime nelle parti vitali del corpo, freddandoli sul colpo. Mandanti, secondo l’accusa, sarebbero stati il pentito Dario De Simone, Francesco Bidognetti (ex braccio destro di Francesco «Sandokan» Schiavone) e lo stesso capo dei Casalesi la cui posizione, insieme ad altri indagati, ha seguito un processo a parte. Premeditato, secondo l’accusa, l’agguato: il commando predispose un appostamento per portare a termine l’esecuzione contro Tambaro sulla strada che quest’ultimo percorse a bordo della sua Mercedes mentre rincasava dopo essere uscito dall’abitazione di Domenico Ferrara con il quale aveva accettato un incontro. Furono utilizzate diversi mezzi: due potenti Saab ed un furgone che venne posteggiato lungo una rotonda che l’auto del Tambaro avrebbe percorso. Prima fu colpito il conducente dell’auto, poi i fucili si incepparono e, a finire l’esecuzione di Tambaro e dell’altra vittima, ci pensarono Domenico Bidognetti, Luigi Diana e altri tre killer del gruppo.


BIAGIO SALVATI – IL MATTINO 3 FEBBRAIO 2007

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