Rifiuti accumulati per strada, nei siti di stoccaggio e di trasferenza, come davanti agli impianti di Cdr non sempre a regime: l’emergenza in regione è sotto gli occhi di tutti, con un fardello di 700mila tonnellate che ogni giorno rischia di aumentare a dismisura con le 7mila 200 tonnellate quotidiane di cui appena 2mila e 200 vengono assorbite nella discarica regionale di Villaricca che va lentamente a saturarsi. Il futuro è ancora una prospettiva difficile da intuire e le decisioni di Palazzo Chigi provano ad aprire qualche schiarita sull’emergenza, nell’attesa che la politica compia le sue scelte. Ma non è detto che quelle decisioni siano tutte praticabili. Innanzitutto Serre, perché le discariche rappresentano la naturale cerniera tra il vecchio e il nuovo, tra il piano straordinario per la gestione dei rifiuti e quello ordinario che deve venire, confidando nella svolta da produrre sul fronte della raccolta differenziata: la presidenza del Consiglio dei ministri dà il via libera con due prescrizioni, niente discarica regionale e limitazione fino a 700mila tonnellate, contro i due milioni ipotizzati inizialmente, assicura alla fine di tutto un’opera di bonifica, ma non azzarda tempi e scadenze. Tutto questo mentre per Villaricca si riuscirà presumibilmente ad andare oltre il 31 marzo, forse fino a fine maggio o, al massimo, per metà giugno. Intanto, tra circa venti giorni, dovrebbe partire la discarica di Lo Uttaro, nel Casertano, della grandezza di 400mila metri cubi per circa 350 tonnellate. Il resto è un puzzle ancora ben difficile da ricomporre. Sulla carta ci sono almeno altre tre discariche territoriali. Nei fatti, sono tutte virtuali e ben lungi dal passare dal piano delle ipotesi a quello della realtà. A partire da Dugenta, nel Beneventano, 600mila metri cubi per circa 520mila tonnellate: al commissariato se ne parla su indicazione dell’amministrazione provinciale, che però non conferma. In ogni caso, il protocollo d’intesa non è stato ancora firmato, dunque – se proprio tutto andasse per il verso giusto come per Lo Uttaro (siglato l’11 novembre scorso) – la discarica di Dugenta potrebbe essere aperta non prima di luglio. Quattro mesi anche per Savignano Irpino, 300mila metri cubi per circa 250mila tonnellate, il cui sito è nero su bianco nella nota della presidenza del Consiglio dei ministri, eppure è ancora avvolto nelle nebbie di contenziosi maturati intorno al fatto che secondo alcuni la zona sarebbe ad alto rischio di dissesto idrogeologico e dunque il terreno non sarebbe idoneo ad accogliere una vasca per fos e sovvalli. Pare invece del tutto improbabile nel Salernitano l’intesa su Eboli, 600mila metri cubi per poco più di 500mila tonnellate: ipotesi in discussione da quando è stata ribadita dal ministro Alfonso Pecoraro Scanio, ma senza che l’amministrazione provinciale abbia dato indicazioni, dopo la prospettiva poi scartata di una discarica a Perdifumo. Anche per Napoli non sembra vicina una soluzione, tanto più se il «sacrificio» di Villaricca in nome di tutta la regione potrà verosimilmente guadagnare nei prossimi mesi ai rifiuti prodotti in tutta la provincia (quasi la metà della Campania) ospitalità presso le discariche di altre province. D’altronde, il territorio densamente urbanizzato e i vincoli paesaggistici lasciano poco margine per una scelta nel Napoletano e questo al commissariato è ben noto.
cor.cas. IL MATTINO 8 MARZO 2007
PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ