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L’ex sindaco: l’area lottizzata non era per il cimitero

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«Mai fatte costruire case al posto del cimitero». L’ex sindaco del comune di Melito, Antonio Amente non ci sta: «Una cosa è essere indagato nell’ambito di un’inchiesta per accertare se e chi può aver commesso irregolarità, altra cosa è vedersi attribuire falsamente una cosa che va contro gli interessi della collettività che fui chiamato a rappresentare e amministrare». L’ex primo cittadino si riferisce all’inchiesta «Dirty house» della guardia di finanza di Giugliano, coordinata dalla sezione reati ambientali della procura partenopea, in seguito alla quale sono stati scoperti, secondo l’accusa, nuovi episodi di abusivismo edilizio e violazioni alle norme in materia edilizia, in difformità a quanto contemplato dal piano regolatore del comune. «Si tratta di uno strumento normativo che risale al 1987 e per il quale, nei 5 anni successivi, come la legge prevede, non sono stati predisposti i piani pluriennali di attuazione per le lottizzazioni. Voglio spiegare – aggiunge Amente – che la vicenda degli immobili in via Papa Giovanni XXIII è diversa da come è stata raccontata agli organi di informazione. Il cimitero, com’è facilmente riscontrabile sulle piante catastali, è dotato di una fascia di rispetto do 100 metri. La legge – spiega l’ex sindaco – prevede un minimo di 50 metri. Subito dopo l’area cimiteriale, fascia di rispetto compresa, c’è un’area contrassegnata D1, sulla quale è possibile edificare opifici industriali e commerciali. Siccome la fascia di rispetto del cimitero è di 100 metri, osservata su tutti i lati, è chiaro che l’espansione dell’area funeraria è resa possibile dall’eccedenza rispetto alla quota minima, ossia i 50 metri in più. Ecco perché contesto l’affermazione che la giunta che ho presieduto ha dato concessioni edilizie nell’area di espansione cimiteriale». Ma le contestazioni di Antonio Amenta non si fermano alla lottizzazione di via Giovanni XXIII. «Devo sottolineare anche che la mia amministrazione è stata l’unica a dotarsi di commissione antiabusivismo, dalla quale pretendevo periodici relazioni sullo stato delle costruzioni in corso. E per questi casi non mi è mai stata segnalata alcuna anomalia, come dimostrano tutte le relazioni che conservo. Per quanto riguarda lo scomputo degli oneri di urbanizzazione, le opere date al comune in sostituzione delle tasse sono di valore di gran lunga superiori all’importo da corrispondere. Infine – prosegue Amente – per la singola licenza per le sette palazzine di via Signorelli, l’ufficio tecnico non ha fatto altro che attenersi a quanto fece, per un analogo episodio il commissario ad acta al quale si rivolse il richiedente di una licenza edilizia che non ebbe risposta dall’amministrazione».



MAURIZIO CERINO – IL MATTINO 10/06/2007

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