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Melito, parco fantasma nove palazzi sequestrati

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Il via vai al supermercato «Deco» fa a cazzotti con il deserto spettrale di venti metri dopo. «Vietato l’accesso ai non addetti ai lavori», dice il cartello all’ingresso di un’area fantasma. È il «parco Guerra», da quasi due mesi sotto sequestro. Un insieme di nove palazzine di due piani, per un totale di 460 appartamenti. Tre palazzine sono ancora in costruzione, una ha addirittura solo i pilastri e i piani appena realizzati. «Tutto abusivo», sostiene la sezione ecologia e ambiente della Procura di Napoli. A novembre, il pm Cristina Ribera firmò il suo decreto di sequestro preventivo. Su quell’atto, in un mese e mezzo si sono espressi due giudici terzi: il gip Alberto Vecchione e pochi giorni fa la dodicesima sezione penale del Tribunale. Tutto confermato. Case e manufatti restano vuoti, con segni di un cantiere ancora aperto da una parte, erba alta e qualche sintomo di vita passata, come gli aeratori dell’aria condizionata. «Il parco Guerra? Non c’è nessuno. In questo tratto di viale Europa, c’è solo la pizzeria ’a Bizzoca», dice un signore fermo al largo «cinque vie». In totale, 460 unità immobiliari, realizzate dall’impresa «Progetto casa 2000 spa» dei fratelli Guerra di Mugnano. Dagli imprenditori, una sola cauta risposta: «Per ora non diciamo nulla, siamo convinti di avere tutti gli atti in regola. Siamo certi che riusciremo a dimostrare la nostra correttezza al processo». I difensori annunciato un rito abbreviato e sollecitano il rinvio a giudizio. Nelle foto aeree, riprese dal comando della guardia di finanza del gruppo di Giugliano guidato dal maggiore Geremia Guercia, colpisce l’ampiezza del parco. L’ingegnere Giulio Dolcetti, consulente della Procura, ha sottolineato una «illegittima lottizzazione approvata dalla Giunta e non dal Consiglio comunale, senza trasmissione dei progetti ai preposti organi di controllo». E poi, ha aggiunto: «Le concessioni edilizie erano state rilasciate per opifici industriali, secondo il piano di lottizzazione. In realtà, in contrasto con gli strumenti urbanistici del Comune di Melito, l’area è stata trasformata di fatto in zona residenziale». Tutte le palazzine sono di due piani. Secondo il consulente del pm, l’attuazione del piano regolatore prevedeva immobili di un solo piano a destinazione artigianale e commerciale. Solo in una palazzina si era aperta un’attività artigianale: il panificio «Abbondante», che ha dovuto chiudere i battenti a dicembre, con tutti gli ingombranti macchinari. Sloggiato, per il sequestro. Insieme con una ventina di famiglie, sgomberate alla vigilia di Natale. Occupanti di case abusive, secondo il decreto di sequestro. Un’inchiesta partita da lontano, anche con intercettazioni telefoniche sugli imprenditori, che coinvolge pure il notaio che ha stipulato le compravendite. «La lottizzazione abusiva è un reato con conseguenze particolari – spiega l’aggiunto Camillo Trapuzzano, responsabile della sezione ecologia e ambiente della Procura di Napoli – la Cassazione a sezioni unite, proprio su un nostro ricorso passato, ha stabilito la confisca obbligatoria. In sostanza, anche dopo un’eventuale prescrizione del reato, complessi realizzati con lottizzazione abusiva possono essere confiscati e assegnati all’ente locale che potrà poi disporne l’utilizzo o l’abbattimento». Ma al Comune di Melito sembra abbiano altri problemi da risolvere. Dal dicembre del 2005, ci sono i commissari straordinari dopo lo scioglimento per infiltrazioni camorristiche. Solo 74 dipendenti, per un Comune che ha ormai 36 mila residenti. Un villaggio rurale trasformato, in trent’anni, in un agglomerato di case e palazzi dalle origini incerte. Spiega il commissario straordinario Giovanni Lucchese: «Qui abbiamo di tutto, dagli immobili della 219 ad altri. Siamo impegnati a ricostruire l’origine giuridica degli immobili realizzati nel Comune. Impresa non facile, anche perché spesso gli atti furono sequestrati dai magistrati e dobbiamo ritrovarli e metterli assieme. Un lavoro di ricognizione con organico di pochissime unità, nato con un Comune di 30 anni fa». Cittadina dormitorio, napoletani che tornano a Melito solo la sera. Case a prezzi convenienti, molte vendute con domande di condono presentate. Se ne sono accumulate centinaia per i tre condoni degli ultimi anni. Nelle loro memorie difensive, gli avvocati Antonio Abet e Luigi Severino, legali dei fratelli Guerra, hanno sostenuto che anche sul parco sequestrato erano «pendenti domande di condono». La domanda di condono resta alibi e giustificazione per costruzioni che violano i piani regolatori. Contraddizioni delle leggi. In un caos, che fa della provincia napoletana un ammasso di immobili illegali. Il «parco Guerra» a Melito è solo la punta di un iceberg. Per altri edifici nello stesso Comune sono in corso indagini. E si annunciano sorprese.



GIGI DI FIORE – IL MATTINO 22 FEBBRAIO 2007

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