Una giornata tremenda. Chiamate continue, focolai di incendi, sterpaglie in fiamme e gente allarmata. Al Comando provinciale dei vigili del fuoco, sono tutti impegnati. È a Villaricca, che si dirige il maggior numero di uomini. Le chiamate sono arrivate intorno alle dieci del mattino: «Correte, sta incendiando la discarica». Un allarme che smuove subito un paio di squadre. Direzione via del Sambuco, una zona al confine tra Qualiano e Villaricca. Un’area nota ad ecologisti ed esperti di ecomafie: non distante, verso via Ripuaria, c’è la grande discarica ormai disattivata, gestita dalla ditta «Alma». Una nera colonna di fumo offusca la visuale. Sterpaglie in fiamme, alcune si avvicinano in maniera drammatica a un gruppo di case. È il primo obiettivo dei vigili: evitare l’estendersi dell’incendio sulle zone abitate. È evidente che c’è bisogno di coinvolgere più squadre. Alla fine, ne verranno impegnate ben tre, con sette automezzi. Una ventina di uomini, coordinati dal funzionario Domenico Caputo. La discarica della ex «Alma», chiusa ormai da un po’ di tempo? Per fortuna, è solo sfiorata dall’incendio. Il fumo ne copre la vista, ma sono intatti i grossi teloni sui rifiuti utilizzati per il recupero di biogas. Bruciano le sterpaglie. Bruciano a ridosso della strada sterrata, che confina con la ex discarica e confluisce in una scarpata laterale. È da lì che si alza la grossa nuvola di fumo. Tre, quattro metri. Nella scarpata, tra la disattenzione generale, è nata la solita discarica spontanea: materassi, materiale di risulta, oggetti di plastica, vecchi elettrodomestici. Roba gettata alla rinfusa, qualcuno ha cominciato, altri hanno utilizzato quella stessa area non controllata. Ma il primo focolaio di fuoco, partito dalle sterpaglie sulla strada sterrata, si è esteso proprio nella scarpata. E ha investito tutto quell’ammasso di rifiuti. La discarica selvaggia diventa un rogo. Che ha fatto temere un allargamento verso la grande discarica della ex «Alma». Per fortuna, non era così. Eppure, proprio nella stessa zona, appena un mese fa c’erano stati altri piccoli focolai di incendio. Il 19 giugno scorso, erano stati quattro dipendenti dell’«Alma», presenti nella struttura, con un’escavatrice e due autocisterne, a spegnere le fiamme. In quell’occasione, aveva dichiarato Raffaele Del Giudice di Legambiente: «È il quarto incendio di rifiuti speciali in soli tre giorni. La salute della gente di Qualiano, Giugliano e Villaricca è assediata dall’ecomafia. La solita tecnica, scegliere un luogo isolato per depositarvi rifiuti speciali, che andrebbero sversati in centri di raccolta. Poi distruggerli». Copertoni di auto, elettrodomestici, cavi elettrici bruciano ancora. Come un mese fa. La cava selvaggia produce il fumo denso, sparge un puzzo insopportabile. Pericoli per la salute? Dice Domenico Caputo, che ha coordinato le operazioni di spegnimento: «Per fortuna, il vento ci ha aiutati. Sia nello spegnimento, sia nell’allontanamento nell’aria di sostanze potenzialmente pericolose. Il denso fumo è stato provocato dalla presenza di oggetti di plastica, questo è certo. Abbiamo arginato tre fronti, la strada sterrata, l’area abitata e soprattutto la discarica a cielo aperto nella scarpata». Dopo nove ore, tutto è finito. Il secondo incendio in un mese, sempre nella stessa zona, sempre nella stessa discarica selvaggia. Un altro attentato all’aria che si respira da queste parti. C’è terra a coprire le sterpaglie annerite dal fuoco spento. E c’è terra anche sul cumulo di rifiuti distrutti. I vigili del fuoco vanno via. Stremati.
GIGI DI FIORE – IL MATTINO 25/07/2007