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Sparatoria dopo l’omicidio: presi i killer

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I due killer entrano in azione poco dopo le 19: con dieci colpi ammazzano Paolo Frasca, un sorvegliato speciale. Ma un imprevisto manda a monte quello che è un copione ormai consolidato: la fuga e la salvezza, almeno nell’immediato, dalla galera. I due, Antimo Angelino e Antonio Verde (quest’ultimo nipote del boss Francesco Verde detto «’o negus», per via del colorito bruno), sono intercettati da una pattuglia dei carabinieri della locale tenenza. Tra i killer, che stringevano ancora le pistole, e i militari nasce un conflitto a fuoco. I pregiudicati restano feriti. Termina così la loro carriera di killer. Angelino, 26 anni, e Verde, di 34, vengono poi soccorsi dagli stessi carabinieri che richiedono l’intervento dei mezzi del 118. I due vengono trasportati all’ospedale di Frattaminore dove restano piantonati. L’omicidio è avvenuto in via Giacinto Gigante, nella zona delle case popolari della cittadina a nord di Napoli. Paolo Frasca, 34 anni, abitava qui e i carabineiri erano arrivati proprio per controllare che non infrangesse l’obbligo di rientrare nella sua casa entro le 20. Una circostanza, questa, evidentemente sfuggita agli organizzatori dell’agguato. Subito dopo aver colpito a morte Frasca, che al momento dell’agguato era accanto a una Fiat Bravo e stava parlavando con gli occupanti della vettura – due esponenti del clan Petito – i sicari risalgono sullo scooter ma non fanno neppure in tempo a riporre le armi: il tentativo di fuga viene bloccato dall’arrivo di un’auto civetta con a bordo quattro carabinieri. I killer puntano allora le loro armi, due pistole automatiche calibro 9, contro i militari. Non hanno però il tempo di esplodere alcun colpo. I carabinieri sparano per primi e lo fanno tenendo bassa la linea di tiro evitando così di colpire i passanti, soprattutto ragazzi e bambini che a quell’ora si trattengono in strada per qualche calcio al pallone. Alcuni colpi esplosi dai militari raggiungono alle gambe i due assassini che stramazzano a terra. Sul terreno poi la scientifica conterà complessivamente una quarantina di bossoli. Nel frattempo in via Gigante arrivano i parenti dei due killer, circondano i carabinieri che, prevedendo una circostanza simile, avevano già chiesto i rinforzi. Sul posto arrivano due ambulanze e una trentina di auto dell’Arma dal comando territoriale di Castello di Cisterna e dalle compagnie di Casoria e Giugliano; le operazioni vengono coordinate dal colonnello Aldo Saltalamacchia e dal maggiore Fabio Cagnazzo. Paolo Frasca, nel cui passato ci sono un arresto per furto in un appartamento a Frattaminore e un altro per il possesso di pistola ad Orta di Atella, nel casertano, secondo gli inquirenti avrebbe pagato con la vita l’attivazione di una piccola piazza di spaccio nel rione delle case popolari, territorio gestito dal clan Verde.




I familiari dei sicari assediano l’ospedale la struttura blindata dalle forze dell’ordine

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Frattaminore. Le ambulanze non erano neppure giunte all’ospedale San Giovanni di Dio che i parenti dei due assassini erano già lì. Almeno un centinaio di persone ha circondato l’ingresso del pronto soccorso invadendo il cortile d’acceso ai mezzi. È stato necessario l’intervento di diverse pattuglie dei carabinieri supportate anche da due volanti della polizia per tenere a bada qualunque possibile tentativo di rivolta da parte dei familiari di Antimo Angelino e Antonio Verde. I due killer, feriti, non sarebbero in pericolo di vita. Verde è stato colpito a un braccio e alle gambe; anche Angelino ha riportato ferite agli arti inferiori. I carabinieri hanno anche provveduto a indentificare alcuni familiari, quelli più intemperanti, che sono rimasti davanti al presidio di Frattaminore per tutta la notte. A guardia, naturalmente, c’erano sempre i militari che hanno presidiato tutti i punti d’accesso alla struttura, oltre che il reparto dove i due sono ricoverati. Lo spiegamento di forze ha consentito il normale svolgimento delle attività mediche di emergenza evitando, come accaduto in altre occasioni, danni alle strutture e agli operatori sanitari. Quello di Frattaminore, infatti, è un ospedale di frontiera dove giungono spesso persone ferite in agguati di camorra. L’anno scorso, dopo un agguato a Caivano, i parenti di un uomo ferito e poi deceduto devastarono il pronto soccorso ferendo anche un paio di inferimieri. Per due giorni l’attività dell’emergenza rimase bloccata proprio a causa dei danni provocati dal raid.




MARCO DI CATERINO – IL MATTINO 1 SETTEMBRE 07

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