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40 Sans abrì occupano chiesa a Villaricca

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La comunità religiosa locale ha accettato la soluzione adottata dal parroco e alcuni si stanno spendendo in prima persona per dare solidarietà ai ragazzi ghanesi, anche se non è sempre stato così tra le due comunità. A favore degli extracomunitari è stata anche organizzata una colletta tra i fedeli, dove sono stati raccolti circa 100 euro per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità.





di Raffaele Sardo

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Villaricca (NA)
– Da sabato notte una quarantina di immigrati ghanesi dormono sui banchi nella chiesa di San Pasquale Baylon, grazie alla disponibilità di don Alfonso Ricci, il parroco che ha aperto le porte ai ”fratelli musulmani” in difficoltà. In un centinaio, da mesi, dormivano in uno stabile diroccato nelle campagne vicine, arrangiati alla bene e meglio. Ma ora, con la nuova legge Bossi-Fini, non hanno più questa possibilità e rischiano lo sfratto. Gli immigrati – che lavorano in prevalenza nella vicina cittadina di Qualiano – hanno chiesto aiuto al parroco, e padre Ricci ha acconsentito al loro ingresso in chiesa ad una condizione: che si sarebbero svegliati all’alba per far posto ai fedeli per la celebrazione della Messa delle 7.

Una convivenza pacifica con la comunità religiosa che da giorni sostiene il gruppo di 100 immigrati sui quali incombe la minaccia di sfratto. E la chiesa di San Pasquale Baylon è diventata un presidio notturno, dopo due settimane di trattative e volantinaggi non andati a buon fine. Nessuno, sinora, ha trovato una soluzione dignitosa per gli immigrati ghanesi che comunque lavorano da anni nelle campagne tra Villaricca, Qualiano e Giugliano, l’hinterland napoletano che è il “serbatoio agricolo” della città di Napoli e uno dei crocevia dove la criminalità organizzata ha solide e forti basi. «Invece di farli dormire all’aperto e al freddo, ho pensato che da cristiano, prima ancora che da sacerdote, fosse mio dovere farli entrare in chiesa – ha detto don Alfonso – non mi sono certo preoccupato di vedere se erano musulmani o di un’altra religione. Io devo guardare all’uomo, alle anime dell’unico Dio e quindi mi sono regolato di conseguenza. E continuerò a farli entrare in chiesa se nei prossimi giorni non avranno ancora trovato un tetto. Certo, poi tocca alle istituzioni cercare di trovare una soluzione a questo problema».

La comunità religiosa locale ha accettato la soluzione adottata dal parroco e alcuni si stanno spendendo in prima persona per dare solidarietà ai ragazzi ghanesi, anche se non è sempre stato così tra le due comunità. A favore degli extracomunitari è stata anche organizzata una colletta tra i fedeli, dove sono stati raccolti circa 100 euro per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità. Ed è anche per non urtare la suscettibilità dei cittadini di Villaricca che tutte le mattine i 30 ragazzi che dormono sui banchi della chiesa si svegliano all’alba per consentire il normale svolgimento della funzione religiosa. Molti partecipano alle celebrazioni cantando nei cori. Momenti importanti, che contribuiscono a rompere il muro della diffidenza, che è ancora molto alta, e a favorire i processi di integrazione con la comunità locale. Un’adesione convinta alla decisione del sacerdote di Villaricca arriva anche da monsignor Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra e da Monsignor Raffaele Nogaro, vescovo di Caserta.

Sul fronte dei problemi la casa resta quello principale. La maggior parte degli immigrati vive in piccoli appartamenti in affitto, sovraffollati, nel centro storico, dove i prezzi sono anche abbastanza alti. Ma adesso in tanti rischiano di rimanere senza casa e, in mancanza di alternative, di dover dormire per strada. La chiesa non potrà rimanere a lungo la loro dimora. A dare man forte alla battaglia dei giovani Ghanesi, vi sono i volontari dell’associazione antirazzista «3 febbraio» che stanno cercando di coinvolgere anche altre organizzazioni, tra cui Emergency e Assopace, insieme alle amministrazioni locali dei comuni vicini. «La questione non riguarda solo Villaricca – dice Gianluca Petruzzo, volontario dell’associazione antirazzista “3 Febbraio” – ed è per questo che abbiamo chiesto un incontro con il prefetto e gli altri sindaci dell’area. Aspettiamo che si mettano in campo delle iniziative concrete per tutelare il diritto alla casa degli immigrati».



Lo Spettro – li 3/12/2002

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