È stato vicino alla scarcerazione per un vizio procedurale Antonio Verde, il pregiudicato di 34 anni, originario di Sant’Antimo, in cella dal 2 settembre scorso su ordinanza di custodia cautelare per l’accusa di omicidio volontario aggravato nei confronti di Paolo Frasca. Una scarcerazione scongiurata in extremis da un’altra ordinanza di custodia cautelare. Il Riesame aveva ordinato la scarcerazione dell’indagato, accogliendo il ricorso del collegio difensivo costituito dagli avvocati Teresa Frippa e Giovanni Cappuccio, che si erano appellati ad un difetto di notifica nell’ordinanza. Il tribunale di appello in un primo momento aveva accolto la richiesta del collegio difensivo, e Antonio Verde, nipote di Francesco Verde detto ’o negus a capo dell’omonimo clan, stava per tornare in libertà. Ma qualcosa non è andato come la difesa aveva chiesto. Poco prima della scarcerazione dell’indagato, prevista per la sera del 18 settembre, il Riesame non ha convalidato l’istanza di scarcerazione, riservandosi di fissare un ulteriore termine per il provvedimento, secondo quanto consentito dalla legge. È stata la dodicesima sezione del Tribunale della libertà ad accogliere la convalida di custodia della magistratura, la stessa che ha confermato la prima ordinanza di custodia cautelare in carcere per il presunto complice del killer, Antimo Angelino. Nel suo caso, la difesa, rappresentata, dagli avvocati Michele Cerabona e Beatrice Saligna, non ha potuto contestare l’accusa di concorso in omicidio. I due pregiudicati sono accusati dell’omicidio di Paolo Frasca, assassinato il 30 agosto a Sant’Antimo per un presumibile regolamento di conti interno al clan. Verde e Angelino furono inseguiti e arrestati dai carabinieri, testimoni oculari del delitto. Durante l’inseguimento, però, ci fu un conflitto a fuoco. Verde rimase ferito ad una gamba. Subito dopo l’arresto, il pericoloso affiliato al clan confessò di essere stato l’esecutore materiale del delitto, ma negò di aver fatto fuoco contro i carabinieri. Verde scagionò invece Antimo Angelino, affermando che quella sera l’uomo gli aveva solo dato un passaggio. Attualmente l’indagato si trova ricoverato in ospedale dove attende di essere sottoposto a un intervento chirurgico. Da ieri mattina il presunto killer, poteva tornare in libertà se il giudice Vecchione non avesse accolto la richiesta del Pm Del Gaudio, e firmato una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per entrambi gli indagati. Omicidio di Paolo Frasca, e tentato omicidio nei confronti dei carabinieri sono le ipotesi di reato sulle quali proseguono le indagini della Procura.
20/09/2007
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SANT’ANTIMO
Picchia figlia e convivente incinta: preso
Sant’Antimo. Una violenza ingiustificata quella che Antonio Cammisa, 32 anni, pregiudicato di Sant’Antimo, usava di frquente contro la convivente, 38 anni, incinta di suo figlio, e nei confronti della sua stessa bambina, di appena 1 anno. L’uomo, noto agli archivi della giustizia per reati contro il patrimonio e le persone, anche ieri ha aggredito entrambe. Calci e pugni che hanno scatenato le grida di disperazione della donna, le stesse che hanno allarmato i vicini. È grazie a una segnalazione anonima ai carabinieri che nel giro di pochi minuti sul luogo arrivano due radiomobili della compagnia di Giugliano. I tutori della legge bussano con insistenza alla porta di Cammisa, il pregiudicato non apre, ma da fuori si odono le grida disperate di aiuto della donna e il pianto della bambina. A quel punto, i militari forzano la porta d’ingresso e s’imbattono nel facinoroso che, senza esitazione, aggredisce anche i carabinieri. Pochi attimi dopo Cammisa era in manette, trascinato via dagli uomini della Benemerita. Soccorse, le due vittime sono state accompagnate in ospedale, al San Giuseppe Moscati di Aversa. Mamma e figlia sono state medicate per contusioni varie, guaribili in cinque giorni. La testimonianza della donna raccolta dagli uomini del tenente Massimiliano Russo ha confermato la scena vista dai militari: le aggressioni si ripetevano ogni giorno, e senza neppure un pretesto al quale il violento potesse appellarsi. Cammisa, è stato trasferito in cella. Dovrà rispondere dei reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
m. d’a.
il mattino 20 settembre 2007