Un uomo carbonizzato in auto; un altro ritrovato per terra, morto, con un proiettile in testa e un altro in petto, probabilmente gettato sull’asfalto da un’auto in corsa. Due omicidi nel giro di poche ore: probabilmente i due si conoscevano e sono le ennesime vittime della faida di Scampia (si segue anche la pista della guerra di Soccavo che quattro giorni fa ha causato la morte, a Mugnano, di Mario Iavarone). Alla vigilia dell’audizione dei magistrati della Procura di Napoli da parte della commissione parlamentare Antimafia, la guerra tra i Di Lauro e gli scissionisti torna a insanguinare l’hinterland settentrionale, La lunga giornata di sangue (88 morti ammazzati a Napoli e provincia dall’inizio dell’anno) comincia a Villaricca. L’auto è ancora in fiamme quando, allertati da una telefonata anonima, arrivano i vigili del fuoco, alle 12.45, a via Bologna, stradina di periferia in aperta campagna. L’Y10 è avvolta dal fuoco, tanto che i pompieri solo dopo più di un’ora si avvicinano alla vettura e notano che dentro c’è un corpo. Viene avvisata la polizia. Non si riesce a risalire all’identità dell’uomo. Mancano quasi del tutto le gambe. Sarà necessaria l’autopsia nelle prossime ore per capire se lo sconosciuto abbia trovato la morte tra le fiamme della Y10 o se sia stato ucciso prima. La scena del delitto fa propendere per quest’ultima ipotesi. L’auto, al cui proprietario si sta cercando di risalire, è stata trovata con il cofano contro un muro, come se si fosse schiantata. A una ventina di metri schegge di vetro, probabilmente di qualche finestrino. Segni, forse, di un agguato. I killer avrebbero sparato e poi dato fuoco alla macchina, anche se, però, non sono state trovate tracce in tal senso. Non c’è nessuna testimonianza, la stradina è isolata, tanto da essere usata in passato dai killer di camorra per abbandonare mezzi usati per le spedizioni di morte. Alla faida di Scampia si può attribuire il delitto di Calvizzano, paese distante una manciata di chilometri, avvenuto in serata. Anche qui la dinamica non è del tutto chiara. Almeno in questo caso si conosce il nome, Giovanni Moccia, 30 anni, di Marano. È stato ritrovato a terra, in via Calamandrei, le braccia allargate. Un foro di proiettile in testa, all’altezza dell’orecchio, un altro in pieno petto. Sul posto i carabinieri della compagnia di Giugliano. Anche qui niente testimonianze, la stradina, come da copione, è isolata, lontana dal centro. Poco altro sul luogo del delitto o, meglio, del ritrovamento del corpo di Moccia. Secondo una prima ricostruzione l’uomo sarebbe stato ucciso da un’altra parte e scaricato velocemente nella stradina da un’auto. Ma proprio l’omicidio di Moccia dà una pista per quello di Villaricca. Un amico molto stretto di quest’ultimo, è irrintracciabile da ieri. Mentre in serata è emersa ancora un’altra pista: l’auto corrisponde a quella descritta in una denuncia presentata da un fratello della persona scomparsa: a far perdere le sue tracce sarebbe stato un uomo di 39 anni, ritenuto appartenente al clan Grimaldi di Soccavo.
CRISTIANO TARSIA
I SINDACI: LO STATO CI AIUTI
L’area a nord di Napoli è diventata, nel giro di pochi giorni, teatro di una guerra che lascia sul campo morti ammazzati per camorra. Una scia di sangue che da Secondigliano e Arzano, è arrivata fino a Mugnano per bagnare ieri Villaricca e Calvizzano, in una zona al confine con Qualiano, con un duplice omicidio: nel pomeriggio, a via Bologna, è stato trovato, all’interno di un’auto in fiamme, un cadavere carbonizzato; quindi, di sera, sulla strada, a via Calamandrei, è stato rinvenuto il corpo senza vita di Giovanni Moccia, ucciso con almeno due colpi di pistola. Sei morti in pochi giorni. Una cifra che incute veramente paura, anche alla vigilia della presentazione di un progetto per la legalità e a poche ore dalla costituzione di un comitato per la sicurezza composto da otto sindaci, Prefettura, forze dell’ordine, associazioni, parrocchie e sindacati. Un fronte comune contro la criminalità che si innesta su un percorso fatto di tanti piccoli passi. Stamattina, alle 11, a palazzo Palumbo si presenta: «Giugliano sono io. La voglia e il coraggio di cambiare le cose», progetto che riqualifica rioni degradati e li mette sotto il controllo di videocamere, che chiama a raccolta la società civile e la invita a sconfiggere omertà e al rispetto delle regole. «I Comuni sono impegnati a tutto campo per elevare la soglia di sicurezza nelle città, ma non è facile operare su un territorio dove l’emergenza è quotidiana. Lo Stato deve far sentire la sua presenza e puntare su un presidio più efficace del territorio», dice il sindaco di Giugliano, Francesco Taglialatela». «Devo ammettere che, nonostante i grandi sforzi compiuti sinora – aggiunge rammaricato il sindaco di Villaricca, Raffaele Topo – questa emergenza richiede un impegno straordinario da parte del governo, perché da soli non ce la possiamo fare». I sindaci fanno riferimento alla rete di sinergie che hanno attivato col «forum sulla sicurezza» che, poi, è confluito nel comitato interforze coordinato dalla prefettura, al protocollo per il Tribunale nei beni confiscati ai clan, alla realizzazione di una nuova caserma dell’Arma sulla circumvallazione esterna, ai sistemi di videosorveglianza, alle azioni sociali di prevenzione del crimine e della delinquenza giovanile. «Fatti di grande valore simbolico, ma tutto questo non basta visto che qui si continua a sparare», dice il sindaco di Calvizzano, Giacomo Pirozzi. «Il numero di uomini per strada deve essere adeguato all’incremento della popolazione», rincara la dose il suo collega di Mugnano, Daniele Palumbo. «Devono ascoltarci prima che sia troppo tardi», dice il sindaco di Qualiano, Pasquale Galdiero. Insomma, i sindaci lavorano per la sicurezza, ma chiedono altri strumenti e mezzi per garantire ai residenti la vivibilità dell’area.
TONIA LIMATOLA
IL MATTINO 28 SETTEMBRE 2007