PUBBLICITÀ
HomeRassegna StampaI RESIDENTI DEL PARCO GUERRA PROTESTANO

I RESIDENTI DEL PARCO GUERRA PROTESTANO

PUBBLICITÀ

«Non siamo occupanti abusivi, le case le abbiamo pagate con i sacrifici di anni di lavoro. Ce le affidino fintanto che le indagini sono in corso, noi non le lasceremo». Sono disposti alle barricate le 38 famiglie del parco Guerra di via Signorelli che da giugno lottano per dimostrare il loro diritto ad abitare negli appartamenti sequestrati per «lottizzazione abusiva e truffa aggravata ai danni dell’ente pubblico», nell’ambito dell’operazione della guardia di finanza denominata «dirty house». Ieri sera hanno manifestato la loro rabbia davanti al Comune. Una catena umana per bloccare il traffico, incendi di cassonetti e rifiuti ingombranti. Qualcuno dopo aver scavalcato la recinzione ha forzato le porte del municipio e ha improvvisato un sit-in all’ingresso. Un crescendo di rabbia da ieri mattina, quando si ritrovati a fare i conti con un nuovo ordine di sequestro e una notifica di sgombero da eseguire entro il 20 ottobre. Il passaparola in mattinata, dopo la notifica, per ritrovarsi tutti nel cortile a discutere di manifestazioni e cortei di protesta. All’accusa di abitare in case abusive, le famiglie sventolano rogiti notarili e ricevute dei mutui. Poi la mobilitazione in serata. E per oggi l’annuncio: occuperanno la chiesa di Santo Stefano. «Il nostro non è un incauto acquisto. Su questo punto vogliamo essere ascoltati dai magistrati che indagano su questa vicenda – dice Giuseppina Salzano – Si deve dimostrare la nostra buona fede: noi abbiamo acquistato le case sapendo che c’erano tutte le carte in regola». «In qualità di tutore di un mio nipote disabile – dice Raffaele Volpe – un giudice per tutelare mi ha autorizzato alla vendita di una casa a Napoli e all’acquisto qui. Possibile che nessuno si sia mai accorto che queste case non erano autorizzate?». Insomma, un’odissea per chi a settembre 2005 credeva di essersi trasferito nella casa della propria vecchiaia. «Siamo operai e impiegati, come faremo a ricomprarle?», urlano nei giardini del parco dove hanno scritto su uno striscione «Non siamo abusivi». «Ce le affidino fino a quando non finisce il processo, noi le abbiamo acquistate in buona fede», aggiunge Massimo Rocco. «Se davvero non sono autorizzate – aggiunge Salvatore Martino – i magistrati avrebbero dovuto bloccare il cantiere subito, prima che tanti poveri cristi si indebitassero fino al collo». Le famiglie vivono nell’angoscia anche perché hanno sotto gli occhi la situazione di altre dieci famiglie costrette a lasciare le case di un condominio di corso Europa, sempre della stessa società. Lo sgombero è diventato esecutivo a dicembre dell’anno scorso per dieci famiglie e un panificio. «Dormo sul divano a casa di mia figlia – dice Biagio Chianese, 62 anni – dopo aver investito nella casa i soldi della mia liquidazione di operaio». «Siamo in attesa di giustizia – dice Salvatore Mango – ci devono ascoltare». Di danni finanziari racconta una coppia che aveva aperto un panificio al corso Europa nei locali poi messi sotto sequestro: «Ci siamo ritrovati a dover chiudere il panificio e a licenziare 20 operai- dice Anna Abbondante – chi ci pagherà questi danni?».

tonia limatola – il mattino 13 ottobre 2007

PUBBLICITÀ