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Arcangelo Correra ucciso dall’amico, per la Procura è omicidio volontario

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Non un colpo esploso accidentalmente, ma un omicidio volontario. Per la Procura Arcangelo Correra, il 18enne colpito alla testa il 9 novembre 2024 in piazza Sedil Capuano e deceduto poco dopo in ospedale, fu colpito volontariamente dall’amico Renato Caiafa, già fermato il giorno stesso della tragedia per porto e detenzione di arma clandestina e ricettazione.

Ora l’accusa per lui si fa più grave come confermato dall’inchiesta della squadra mobile (dirigente Giovanni Leuci) coordinata dalla Procura, che ha stabilito che Caiafa non avrebbe sparato “per sbaglio”, ma dopo aver puntato deliberatamente la pistola calibro 9×21 verso l’amico.

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Il ventenne, maneggiando una pistola calibro 9×21 rubata, la puntò all’indirizzo dell’amico facendo partire inavvertitamente un colpo che raggiunse Correra alla testa, uccidendolo. Quello stesso giorno la squadra mobile, dopo aver ricostruito i fatti, notificò un provvedimento di fermo all’indagato che si era spontaneamente presentato negli uffici della Questura, per i reati di detenzione e porto di arma comune da sparo clandestina e per ricettazione.

I successivi e più approfonditi accertamenti – fra i quali indagini tecniche, balistiche e la rilevazione delle impronte – hanno portato gli investigatori a formulare il reato di omicidio volontario, commesso con dolo eventuale. Renato Caiafa è il fratello di Luigi Caiafa, il 17enne che venne ucciso da un poliziotto mentre, con un complice, stava compiendo una rapina all’angolo tra via Duomo e via Marina, nel cuore di Napoli, la notte del 4 ottobre 2020.

 

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