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sabato, Luglio 5, 2025
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Invia video hot pensando fosse la ex, ma si trattava di un’omonima

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[nextpage title=”Un calvario lungo un anno”]  

Le ha inviato per mesi video e messaggi hot credendo che fosse la sua ex ed invece si trattava di una caso di omonimia. Protagonista un avvocato 60 enne ed una donna molto più giovane che, nel corso del processo che li vedeva coinvolti ha detto al giudice di aver ricevuto dal 2013 al 2014 chiamate e messaggi in continuazione da parte dell’uomo anche in compagnia del figlioletto che all’epoca dei fatti aveva appena due anni.

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[nextpage title=”L’avvocato la perseguitava giorno e notte”]

L’avvocato, originario della provincia di Perugia, avrebbe perseguitato giorno e notte la donna, costretta per un anno a vivere tra ansie ed angoscia. “Mi ricordo che è iniziato un giorno qualunque, senza un’apparente motivazione – ha spiegato in aula la donna – Quando ho ricevuto le prime chiamate da un numero sconosciuto ho risposto tentando di spiegare che non ci conoscevamo e che probabilmente aveva sbagliato persona”.

[nextpage title=”Cercava la ex ed invece si trattava di un’omonima”]

I tentativi di placare lo stalker non sono però serviti a nulla ed anzi hanno, se possibile, peggiorato le cose. Il 60enne era convinto che si trattasse della sua ex con cui aveva avuto una breve relazione  Quando i due si erano lasciati, lei aveva cambiato numero di telefono e così per poterla rintracciare, l’avvocato si era affidato ad Internet, dove digitando il nome e cognome dell’ex, gli era apparso un numero di telefono. Purtroppo per lui (e per la vittima) però si trattava di un semplice caso di omonimia.  “Mi mandava messaggi e video hot, schifosi. E poi ricevevo video erotici in cui lui mostrava le parti intime”. Ha spiegato imbarazzata in aula.

[nextpage title=”Niente condanna grazie alla prescrizione”]

La situazione con il passare del tempo diventava insostenibile e così decide di bloccare lo stalker, senza però cambiare numero per motivi lavorativi. Sembrava la soluzione ed invece dopo qualche settimana di quiete, il telefono ha ripreso a vibrare con nuove chiamate da numeri anonimi. La donna aveva paura di uscire di casa perché non conosceva l’uomo che da un giorno all’altro si sarebbe potuto presentare in ufficio o sotto casa. Da qui la decisione di rivolgersi alle forze dell’ordine con il processo che però non ha dato gli esiti sperati. Nel frattempo, infatti, si è materializzata la prescrizione e così le molestie dell’uomo resteranno impunite.

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