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giovedì, Aprile 25, 2024
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Terremoto nell’area flegrea, scarcerato il boss di Bagnoli

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Un vero e proprio sisma giuridico. Destinato ad avere profonde ripercussioni sugli assetti criminali dell’area flegrea. Massimiliano Esposito ‘o scugnat, indicato come capo dell’omonimo gruppo di Bagnoli, è stato scarcerato questo pomeriggio lasciando il carcere di Prato dove era recluso. La decisione è stata presa dalla Corte d’Appello di Napoli (III sezione) che ha pienamente accolto le argomentazioni dei legali di Esposito, gli avvocato Rocco Maria Spina, Antonio Abet e Andrea Lucchetta. In sostanza i tre legali hanno dimostrato che la condanna a tre anni inflitta al loro assistito consisteva in violazioni di altre prescrizioni in relazione a pregresse misure di prevenzione, misure di fatto assorbite da altra condotta criminosa per il quale Esposito era stato già condannato. Per effetto dunque del pieno accoglimento della richiesta del duplice giudicato Esposito ha così potuto lasciare il carcere venendo scarcerato. I legali hanno evidenziato dunque come la violazione più grave, ossia l’allontanamento di Esposito da Napoli (reato per il quale era stato già condannato) assorbe le altre violazioni per effetto del principio del ne bis in idem secondo cui non si può condannare due volte una persona per lo stesso fatto. Una notizia destinata a provocare l’innalzamento del clima di allerta in una zona già carica di tensione.

La situazione criminale nell’area flegrea: le tensioni tra Fuorigrotta e Bagnoli

L’ultimo episodio la notte scorsa quando colpi di pistola sono stati esplosi nei pressi dell’abitazione di un uomo indicato come vicino al clan Troncone, gruppo protagonista della nuova guerra che vede contrapposto il gruppo di via Caio Duilio agli Iadonisi alleati proprio degli Esposito di Bagnoli. E’ la fine del 2019 quando Massimiliano Esposito, inizia la sua ‘scalata’ a Fuorigrotta. Fatto questo che non può piacere ai gruppi ‘autoctoni’ in primis gli Iadonisi che cercano così di organizzarsi consigliando ai gruppi locali di fare fronte comune contro l’invasore. Richiesta che cadrà nel vuoto specialmente per quanto riguarda il fronte Troncone il cui leader, Vitale, è da sempre il fautore della linea ‘Fuorigrotta ai fuorigrottesi’.

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L’asse Sorianiello-Iadonisi e la pace con gli Esposito: i Troncone rimasti da soli a Fuorigrotta

Troncone, secondo indiscrezioni filtrate in ambienti investigativi, non avrebbe preso sul serio quelle richieste ma anzi avrebbe risposto picche ribadendo che solo con l’avanzata degli Esposito ci si era resi conto del pericolo, allarme lanciato già anni prima dallo stesso Troncone. Sarebbe questo diniego a determinare l’incrinarsi dei rapporti tra i clan di Fuorigrotta con i Baratto-Volpe a mediare. Iadonisi, forte dell’alleanza con i Sorianiello della zona ’99’ del Rione Traiano, sarebbe dunque entrato in attrito con i Troncone riuscendo poi a siglare una ‘pax camorristica’ con gli Esposito fortemente ridimensionati nel frattempo dall’arresto dello stesso ‘scognato (Massimiliano Esposito ndr) e dal pentimento di Youssuf Aboumuslim. Pace testimoniata da due particolari: Salvatore Capone, storico guardaspalle degli Iadonisi, era l’uomo che teneva i contatti tra Massimiliano Esposito e i vaari gruppi quando questi era latitante. L’altro elemento da considerare è che al Rione Lauro vive attualmente una persona imparentata direttamente con lo stesso Esposito. La mediazione tra gli Iadonisi e gli Esposito sarebbe avvenuta grazie agli stessi Sorianiello che, come contropartita, avrebbero ottenuto dai bagnolesi una copertura per nascondere le proprie armi. Arsenale scoperto poi presso un commerciante di Bagnoli qualche mese fa. Una ricostruzione che spiegherebbe dunque la rinnovata vicinanza tra i due gruppi con il conseguente isolamento dei Troncone entrati in rottura anche con i Baratto-Volpe cui gli altri gruppi hanno sempre pagato una quota.

La scia di sangue a Fuorigrotta

Isolamento che sarebbe stato foriero di risentimenti e di botta e risposta armati. Prova ne sono le diverse stese avvenute sia nei pressi di via Caio Duilio, roccaforte dei Troncone, che nella stessa ’99’ di via Catone, da sempre feudo dei Sorianiello. Da lì agli omicidi il passo è breve. C’è infatti un filo rosso che unisce l’omicidio di Gaetano Mercurio, guardaspalle dello stesso Vitale Troncone, quello di Antonio Volpe e quello di Andrea Merolla, nipote dello stesso boss di via Caio Duilio. Delitti che precedono in ordine cronologico quello più recente di Capone. Si è trattato in due casi su tre, e di questo gli inquirenti ne sono sicuri, di un attacco diretto ai Troncone nonchè di una possibile ‘risposta’ all’omicidio di Volpe ucciso nel marzo scorso. Oltre a questo basti considerare un altro episodio che potrebbe svelare il ‘legame’ tra i primi due delitti e cioè il fatto che la pistola utilizzata dai killer per uccidere Volpe in via Leopardi fu rinvenuta qualche giorno dopo dagli uomini del commissariato San Paolo in via Brigata Bologna (leggi qui l’articolo), strada che ricade nel’area dove è forte la presenza proprio dei Troncone. Gli agenti in quella occasione sequestrarono una pistola Walther P38 calibro 9 con matricola abrasa e priva di caricatore. Ecco dunque il legame che spiegherebbe anche l’omicidio di Andrea Merolla finito al centro delle indagini per un pestaggio insieme al cugino Giuseppe Troncone poi sottoposto a fermo e infine scarcerato (leggi qui l’articolo). In precedenza vi era stato il ferimento dello stesso Vitale Troncone nel giorno dell’Antivigilia di Natale.

Il legame tra i delitti Merolla,Volpe e Mercurio

Oltre alla ‘pista’ Volpe bisogna considerare il retroscena del primo delitto eccellente avvenuto a Fuorigrotta, quello di Gaetano Mercurio, uomo degli stessi Troncone (leggi qui l’articolo). Il ras indicato come vicino al gruppo Troncone di Fuorigrotta, rimase infatti vittima di un agguato di camorra un anno esatto prima dell’omicidio di via Leopardi. Proprio la ‘vicinanza’ al vertice del gruppo di Fuorigrotta ipotizzata come possibile movente dell’agguato: Mercurio fu centrato ad una coscia e al torace con i proiettili che gli perforarono milza e fegato. L’omicidio di Volpe potrebbe essere la più classica delle ‘risposte’ armate a quel delitto: per il momento solo un’ipotesi che è balenata nelle menti degli investigatori a poche ore dal delitto del ‘Serpentone’ (come viene comunemente chiamata via Leopardi). Un’ipotesi però già anticipata da Internapoli (leggi qui l’articolo).

Il ruolo di Volpe negli assetti di Fuorigrotta e l’omicidio Mercurio

Una pista che si basa sul ruolo di Volpe negli equilibri criminali della zona (non a caso viene indicato come il reggente di un proprio gruppo, i Baratto-Volpe) e sul fatto che il 77enne, anche se da tempo era uscito dai radar delle forze dell’ordine, potrebbe essere stato a conoscenza dei motivi dietro l’esecuzione di Mercurio e aver addirittura mediato tra opposte fazioni. Dietro tali ipotesi l’ombra del potente clan Sorianiello del rione Traiano la cui forza sarebbe cresciuta esponenzialmente negli ultimi mesi: un gruppo ben strutturato e molto attivo nei traffici di droga tra Fuorigrotta, rione Traiano e Pianura. Un gruppo che, allo stato attuale, appare quello meglio organizzato. Secondo lo schema dunque l’omicidio di Andrea Merolla potrebbe essere una ‘vendetta’ per il delitto Volpe a sua volta ‘risposta’ all’uccisione di Mercurio. Fino all’ultimo delitto, un attacco diretto agli Iadonisi fin qui rimasti nell’ombra. Ipotesi al momento che però potrebbero spiegare molto di quanto sta accadendo nell’area flegrea.

 

 

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