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venerdì, Aprile 19, 2024
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Omicidio Volpe, svolta nelle indagini: la pistola del raid rinvenuta nel feudo dei Troncone

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Potrebbe essere una svolta ma anche un depistaggio. Le indagini sull’omicidio di Antonio Volpe si confermano ricche di implicazioni e di ricostruzioni che evidenziano la frammentarietà della situazione a Fuorigrotta e dintorni. Ieri pomeriggio un uomo si è presentato presso gli uffici del commissariato San Paolo raccontando di aver rinvenuto una pistola nel giardino della sua abitazione in via Brigata Bologna. I poliziotti, giunti sul posto, hanno sequestrato una pistola Walther P38 calibro 9 con matricola abrasa e priva di caricatore.  L’arma, che sarà sottoposta a rilievi tecnici, appare compatibile con quella utilizzata lunedì scorso per commettere l’omicidio del 77enne. Via Brigata Bologna, stradina alle spalle dello Sferisterio, ricade nella zona dove è forte la presenza del clan Troncone, uno dei gruppi indiziati della commissione del delitto.

I contrasti tra i Troncone e i Baratto-Volpe

La prima ipotesi degli uomini del commissariato San Paolo è quella che i killer, nei momenti concitati della fuga, possano aver abbandonato lì l’arma, nei pressi di un terreno privato a poca distanza dalla roccaforte del gruppo entrato in rotta nei mesi scorsi proprio con i Baratto-Volpe. Una parte degli investigatori però ipotizza che il rinvenimento possa non essere casuale visto che si tratterebbe di un clamoroso autogol. Questo perchè nei mesi scorsi nella stessa strada furono trovate altre armi in un baule nascosto in un’auto abbandonata: il rinvenimento della pistola (e quello di eventuali impronte digitali) potrebbe portare all’identificazione del killer ed è strano che l’arma sia stata trovata proprio lì dove gli agenti erano già intervenuti.

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L’articolo precedente

C’è un filo rosso che lega l’agguato mortale avvenuto pochi giorni fa a via Leopardi contro Antonio Volpe ad un altro omicidio eccellente. Quello del ras Gaetano Mercurio, avvenuto lo scorso anno a via Terracina (leggi qui l’articolo). Il ras indicato come vicino al gruppo Troncone di Fuorigrotta, rimase infatti vittima di un agguato di camorra lo esattamente un anno fa (era il 6 marzo 2020) nei pressi della sua abitazione. L’uomo, che vantava precedenti per estorsione, era indicato come soggetto particolarmente vicino al boss Vitale Troncone da poche settimane libero. Proprio la ‘vicinanza’ al vertice del gruppo di Fuorigrotta sarebbe il movente dell’agguato: Mercurio fu centrato ad una coscia e al torace con i proiettili che hanno perforato milza e fegato. L’omicidio di Volpe potrebbe essere la più classica delle ‘risposte’ armate a quel delitto: per il momento è solo un’ipotesi che è balenata nelle menti degli investigatori a poche ore dal delitto del ‘Serpentone’ (come viene comunemente chiamata via Leopardi). Un’ipotesi anticipata qualche giorno fa da Internapoli (leggi qui l’articolo). Una pista che si basa sul ruolo di Volpe negli equilibri criminali della zona (non a caso viene indicato come il reggente di un proprio gruppo, i Baratto-Volpe) e sul fatto che il 77enne, anche se da tempo era uscito dai radar delle forze dell’ordine, potrebbe essere stato a conoscenza dei motivi dietro l’esecuzione di Mercurio e aver addirittura mediato tra opposte fazioni. Dietro tali ipotesi l’ombra di un potente clan del rione Traiano la cui forza sarebbe cresciuta esponenzialmente negli ultimi mesi: un gruppo ben strutturato e molto attivo nei traffici di droga tra Fuorigrotta, rione Traiano e Pianura.

Tregua finita tra Fuorigrotta e Soccavo

Quel che è certo è che a Fuorigrotta e Soccavo la tregua è finita. L’omicidio del 77enne Antonio Volpe segnerà inesorabilmente una nuova fase criminale nella zona. L’uomo, cognato del boss Antonio Bianco ‘Cerasella’ e dei fratelli Baratto ‘Calascioni’ era ritenuto l’attuale reggente del gruppo Baratto attivo proprio in via Leopardi nella zona comunemente conosciuta come ‘Serpentone’ (leggi l’articolo di ieri). Chi ha ucciso Volpe sapeva dove trovarlo e a che ora: l’uomo è stato ucciso in quella che viene considerata la roccaforte del gruppo. A non dargli scampo tre colpi (sei in totale i bossoli repertati): le indagini sono affidate ai carabinieri del Nucleo Investigativo e quelli della compagnia di Bagnoli. Volpe scampò ad un clamoroso agguato qualche anno fa. Era il 6 settembre 2015 quando fu avvicinato da due uomini in sella a una motocicletta poco prima che alzasse la saracinesca della sua tabaccheria in via Giuseppe De Lorenzo. Quell’agguato avvenne in un contesto caratterizzato dallo scontro tra i Bianco e gli Iadonisi ma oggi, a distanza di tanti anni, il quadro è maturato radicalmente.

Le ipotesi sull’omicidio Volpe

Come prima ipotesi gli investigatori hanno inquadrato il delitto nelle tensioni crescenti della zona indirizzandosi verso i Cesi e gli Iadonisi. Ipotesi durata poco visto che i due gruppi non avrebbero la forza per organizzare un omicidio così eccellente nè per resistere all’onda d’urto della, possibile, risposta del gruppo di Volpe che, negli ultimi anni è sì sparito da qualsiasi radar delle forze dell’ordine ma che comunque era un personaggio molto considerato in certi ambienti. Il profilo di Volpe si sono anche serviti dei verbali rilasciati da Genny Carra nel novembre del 2019.

I verbali di Genny Carra

Del gruppo dei Baratto-Volpe ci sono poi decine e decine di pagine di verbali del collaboratore di giustizia Genny Carra, ex colonnello nonchè uomo di punta della 44 del Rione Traiano (clan Cutolo). «Fino al 2015 a Fuorigrotta c’era solo il clan Iadonisi. Gennaro Cesi era un affiliato, il capo era invece Francesco Iadonisi. Dal 2015 Cesi ha creato un proprio gruppo. I due gruppi si dividono ora la zona di Fuorigrotta. Cesi controlla la zona del Serpentone dove si trova il basso di Antonio Volpe. Iadonisi attualmente ha la base nel rione Lauro, dove si riuniscono e dove si trova la piazza di spaccio, mentre controlla anche altre zone di Fuorigrotta».

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