È considerata dalla Dda di Napoli come la longa manus del padre. Si tratta di Flora Bosti, figlia di Patrizio a capo dell’omonimo gruppo federati nell’Alleanza di Secondigliano. La donna, arrestata insieme al padre, al fratello e al marito nel blitz della scorsa estate, era accusata di gestire la cassa del clan grazie alla quale “manteneva” gli affiliati, le loro famiglie. Era lei ad occuparsi di investire i proventi illeciti e a tenere i rapporti con gli affiliati per conto del padre. Il reato di riciclaggio era stato contestato anche al genero di Bosti, Luca Esposito, il quale, con la moglie avrebbe messo a segno le sue truffe vendendo gli orologi di lusso “taroccati” a persone facoltose in tutto il mondo, per poi riciclarne i proventi in società intestate a prestanome. Secondo la Procura il boss e il figlio invece, sebbene in carcere, davano anche indicazioni sulla distribuzione degli stipendi agli affiliati. Flora Bosti e il marito avrebbero invece riciclato i proventi illeciti in società risultate intestate a dei prestanome. Si tratta di ditte che operano nella gestione dei rifiuti ferrosi, nella telefonia e negli affitti degli immobili. In questa maniera sarebbero stati reimpiegati i soldi frutto di truffe messe a segno vendendo orologi di lusso “taroccati” a facoltosi imprenditori, anche all’estero. Questa mattina la Cassazione ha annullato l’ordinanza per la donna relativamente alla partecipazione della stessa ad associazione di stampo mafioso e ha rimesso la questione al Riesame per un nuovo giudizio: annullamento con rinvio reso possibile grazie alle solide argomentazioni difensive presentate dai legali della donna, gli avvocati Domenico Dello Iacono e Elisabetta Valentini, che adesso sperano nel Riesame che potrebbe scarcerare a breve la donna.
Blitz contro l’Alleanza di Secondigliano, annullata l’ordinanza per Flora Bosti
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