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giovedì, Aprile 18, 2024
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Camorra, confermato il carcere per Maria Licciardi ma l’avvocato insiste: “Deve uscire”

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Il gip di Napoli Linda D’Ancona ha confermato il decreto di fermo della Dda ed emesso una misura custodiale in carcere nei confronti di Maria Licciardi, ritenuta dagli inquirenti a capo dell’omonimo clan fondato dal fratello Gennaro ed elemento di vertice del cartello malavitoso denominato «Alleanza di Secondigliano».

Maria Licciardi, 70 anni, è stata sottoposta a fermo dal ros all’alba dello scorso 7 agosto, nell’aeroporto romano di Ciampino, mentre si accingeva a partire per Malaga. La decisione del giudice di Napoli risale allo scorso 18 agosto. Il 9 agosto il gip di Roma aveva convalidato il fermo emesso dalla procura di Napoli che ipotizza nei confronti di «lady camorra», i reati di associazione di tipo mafioso, ricettazione di denaro di provenienza illecita e turbativa d’asta. Il legale della Licciardi, l’avvocato Edoardo Cardillo, ha annunciato una istanza di riesame presso il Tribunale della Libertà.

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Arresto di Maria Licciardi, sul campo ci sono già i nuovi ‘reggenti’

Nonostante l’arresto di Maria Licciardi la Masseria Cardone potrebbe già contare su nuovi reggenti. Personalità di spicco la cui presenza sul territorio viene ribadita sia dalle ultime informative di polizia che dalle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha inchiodato ‘a piccerell. Due sono in particolare i ras che, secondo le ultime informative, sarebbero a capo del gruppo del Rione Berlingieri e del Don Guanella. Sempre però portando la ‘bandiera’ del gruppo della Masseria Cardone come ribadito dalla stessa ‘piccerella’ in una conversazione captata dalle forze dell’ordine (leggi l’articolo). Il primo ras è Luigi Carella, detto a gallina. E’ lui l’uomo contro cui la donna aveva avanzato il suo malcontento perchè reo di volerla escludere da alcuni affari per tutelarla. L’altro ‘nome caldo’ sul taccuino degli investigatori è quello di Antonio Bruno detto ‘Michelò’: sarebbe a capo della fazione della Masseria Cardone di stanza al Don Guanella, da sempre territorio conteso dagli stessi Licciardi con i Lo Russo di Miano.

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