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Cappella votiva per Emanuele Durante, la mamma: “Basta armi a Napoli”

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In piazzetta Sedil Capuano è sorta ieri una cappella votiva in ricordo di Emanuele Durante, il 19enne ucciso in via Santa Teresa degli Scalzi lo scorso 15 marzo. La mamma Valeria Brancaccio, a InterNapoli spiega: “Questo vorrei fosse un luogo non solo di memoria per mio figlio per il quale chiediamo giustizia, ma anche dove si ribadisce che è giunto il momento di disarmare Napoli. Basta armi, basta guerre, basta camorra. Vorrei che anche le altre mamme che hanno subito un lutto lo gridino forte insieme a me”. Valeria, che ha altri quattro figli, si mette nei panni delle “altre mamme che vivono un lutto come il mio. Per questo chiedo che la giustizia ci sia, che le autorità ci ascoltino senza promesse vacue“. Per la madre di Emanuele: E’ giusto il fine pena mai per mio figlio e per gli altri. Se così non sarà, moriranno altri 100, 1000 ragazzi in qualsiasi modo con una pistola, con un coltello. Se la legge vuole può“. Fiduciosa che ciò accada? “Sì, ci credo a una svolta-risponde Valeria- perché quanto successo a Emanuele può accadere ai figli di chiunque, anche al figlio di un avvocato o di chi può prendere delle decisioni” a livello anche legislativo.

Valeria oltre all’incommensurabile dolore per la morte di un figlio 19enne ucciso, ha dovuto convivere anche con lo stigma del giudizio altrui sulla sua capacità di essere genitore. “Inutile dire che io non mi occupavo di mio figlio. Io me ne occupavo, Emanuele, (che era stato in una comunità per uno sbaglio commesso in precedenza ndr.) frequentava il quarto superiore e si voleva diplomare oltre a portare avanti il suo sogno di aprirsi una pizzeria. Emanuele aiutava sempre gli altri”.

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Valeria aggiunge: “Solo chi ha vissuto un dolore come mio può capirlo, non altri.Se pure un ragazzo sbaglia, non significa ammazzarlo. Mio figlio doveva pagare in questo modo, con una fidanzata in auto e non armato. Mio figlio è stato ucciso, per quale motivo? Chi ne è responsabile, cosa voleva dimostrare? Lui non era un killer e non voleva fare il camorrista“.

“Emanuele deve avere giustizia”

Per tale motivo, “Emanuele deve avere giustizia, noi dobbiamo avere giustizia come tutti i genitori che hanno perso un figlio. Ma, ripeto, deve essere una giustizia reale non 18 anni di pena, magari ne si sconta solo 10 e il condannato quando esce ci ride anche in faccia “. Il riferimento alla condanna dell’autore dell’uccisione di Santo Romano duramente contestata dai familiari del portiere 19enne. Valeria confida di “aspettare ancora la sera la chiamata di Emanuele sapendo però che non arriverà mai più, che non lo vedrò più giocare a pallone in strada“.

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Antonio Sabbatino
Antonio Sabbatinohttp://InterNapoli.it
Iscritto all'Albo dei pubblicisti dall'ottobre 2012, ho sviluppato nel corso degli anni diverse competenze frutto dell’esperienza sul campo in ambito politico, sociale, della cronaca, sia bianca che nera. Sono stato conduttore radiofonico di programmi musicali presso Radioattiva, radio web napoletana e redattore e collaboratore di diverse testate online. Attualmente sono inviato per InterNapoli.it che rappresenta una delle realtà più dinamiche del panorama giornalistico napoletano, campano, la neonata testata Tell che approfondisce i grandi temi politico-sociali a più livelli e Comunicare il Sociale rivista specializzata di Terzo Settore. Vincitore di diversi premi giornalistici locali e nazionali, sono mosso sempre dalla curiosità: il vero sale di questo mestiere.