La Quarta Sezione della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza pronunciata dalla Corte di Appello di Napoli – sezione II – con la quale il 19enne Carlo Apuzzo, di Casoria, era stato condannato alla pena di anni 3 di reclusione per la detenzione ai fini di spaccio di diverse tipologie di sostanza stupefacente.
Già la Corte di Appello aveva dimezzato la pena inflitta dal tribunale di Napoli Nord che per il giovane aveva disposto una condanna ad anni 6 mesi 6 di reclusione.
Dalle motivazione delle sentenze di primo e secondo grado era emerso che il giovane nel corso del processo di primo grado aveva pubblicato su TikTok un video ritraente il giudice ed ultizzato espressioni che inneggiavano all’omerta’ mafiosa.
Proprio questo video aveva determinato un severo trattamento sanzionatorio a carico di Apuzzo poiche interpretato come un contegno inaccettabile.
La Suprema Corte di Cassazione ha dunque accolto il ricorso promosso dall’avvocato Dario Carmine Procentese, difensore dell’Apuzzo, ed ha annullato la sentenza condividendo la tesi del legale secondo cui, il video, che aveva determinato l’irrogazione di una sentenza cosi severa, non fosse stato acquisito agli atti del processo secondo le regole codicistiche ma attraverso una conoscenza personale del giudice, privando l’Apuzzo della possibilita’ di far valere la propria difesa.
Anche la Corte di Appello di napoli era poi incorsa nel medesimo errore al quale è stato possibile porre rimedio soltanto in Cassazione