Proseguono le indagini sulla morte di Chiara Jaconis avvenuta lo scorso 15 settembre nei pressi dei Quartieri Spagnoli in via Sant’Anna di Palazzo. Due video-denuncia pubblicati sui social, un’interrogazione di una consigliera regionale e due indagini puntano a fare chiarezza sulla morte della giovane turista in visita a Napoli. La professionista padovana di soli trent’anni è deceduta dopo essere stata colpita dai cocci di una statuetta caduta (o lasciata cadere). A distanza di quasi sette mesi dai fatti, la famiglia della giovane fa sentire la sua voce, attraverso i video pubblicati dalla sorella Roberta e dalla madre Cristina.
L’appello della famiglia di Chiara Jaconis
Sono tante le parole cariche di dignità e rigore che la famiglia della giovane donna ha pronunciato affinché si riesca a dare una conclusione veritiera a questo brutale capitolo. “La vita di Chiara è stata stroncata da una statuetta caduta da un edificio nel quale vivono pochi nuclei familiari. Eppure nessuno ha soccorso la nostra Chiara, né qualcuno si è fatto avanti per ammettere la propria responsabilità”. Sono sempre le due donne, la madre e la sorella di Chiara, a chiedere giustizia e accertamenti investigativi, per ricostruire la responsabilità del crollo della statuina. Anche la consigliera regionale campana Maria Muscarà ha preso parte a queste dichiarazioni chiedendo “Verità e giustizia su Chiara, perché questo silenzio è inaccettabile: questa vicenda non può cadere nel dimenticatoio”.
Due fascicoli aperti per la morte di Chiara Jaconis
Due Procure sono al lavoro su questo caso. C’è un fascicolo del pm minorile Ciccarelli, guidato dalla procuratrice Patrizia Imperato, nel tentativo di verificare eventuali responsabilità di due minorenni (uno dei quali non imputabile per l’età) nella caduta dell’oggetto. C’è anche un fascicolo aperto dai pm ordinari Barela e Capasso, sotto il coordinamento dello stesso procuratore Nicola Gratteri, che punta a verificare responsabilità nella vigilanza dei due genitori. Si tratta di un nucleo familiare che vive ai piani alti dell’edificio, famiglia probabilmente interessata dalla caduta del grave. L’ipotesi di omicidio colposo è al centro dei due fascicoli. Si punta a verificare se uno o più minori dello stesso nucleo familiare possano aver lasciato cadere un oggetto dall’interno domestico. Poche settimane fa, si sono svolti gli interrogatori dinanzi ai pm dei Colli Aminei.
L’interrogatorio
Nessuna ammissione da parte degli indagati. Anzi. I due coniugi hanno sottolineato la propria estraneità rispetto alle accuse. “Quell’oggetto non ci appartiene”, hanno detto, di fronte alla riproduzione dei pezzi di statuina refertati dai poliziotti. I due coniugi hanno anche spiegato che quel pomeriggio erano in salotto assieme agli altri componenti della famiglia. Hanno anche aggiunto che il balcone che dà su via Sant’Anna di Palazzo era chiuso da tempo, tanto da essere quasi impraticabile. Ora la parola passa ai periti balistici, mentre toccherà ai pm chiudere formalmente le indagini in vista della probabile formulazione di un capo di imputazione. Una mossa che sarà presa in sintonia tra pm ordinari e minorili.