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lunedì, Giugno 24, 2024
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“Coltello alla gola e mi ha violentato”, la lettera del detenuto di S.M. Capua Vetere

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Il detenuto vittima di presunti abusi sessuali nel carcere di Santa Maria Capua Vetere ha scritto una lettera indirizzata alla stampa: “Ho tentato il suicidio perché sono morto dentro: mi hanno tolto la vita e la dignità. Nessuno mi ha ascoltato e aiutato. Sono solo e rinchiuso mentre l’altro può girare liberamente per i reparti. Mi ha messo un coltello alla gola e mi ha violentato. Non è stato facile denunciarlo. Qua non funziona nulla, neanche la sanità”.

Nella lettera, scritta ad inizio agosto, il 31enne ha sottolineato di essere stato ignorato all’interno del penitenziario: “Mi hanno detto che se voglio posso impiccarmi perché non interesserebbe a nessuno. Piangerebbe solo la mia famiglia. Ecco, io vorrei solo rivedere mia madre. Qui ci danno solo psicofarmaci ma io non li prendo, meglio morto che zombie“.

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LE PAROLE DEL GARANTE DEI DETENUTI

L’uomo ha raccontato la sua terribile esperienza alla garante dei detenuti Emanuela Belcuore: “Solitamente i detenuti mi scrivono una domandina o mi fanno contattare dai familiari. Lo faccio accomodare insieme al suo piantone in una saletta messa a disposizione per me e inizia il racconto dell’orrore. Una presunta violenza sessuale subita in carcere da un altro detenuto, un suo ex cellante. “Sono distrutto come uomo, non ho più una dignità. I suoi occhi e il suo tono di voce flebile non lo dimenticherò mai. Mi chiede disperatamente aiuto. Quello che è successo subito dopo la regolare denuncia ha dei buchi neri che devono essere approfonditi, sia per l’area sanitaria sia per la domanda di trasferimento che è stata stranamente rigettata così come è strano che il presunto violentatore è ancora nel suo reparto lasciato alle sue mansioni. Ho segnalato tutto alle autorità competenti”. 

Michele è uno dei tanti” mi ha risposto qualcuno, ma se lo Stato non è in grado di tutelare una persona che Stato è? Michele (nome di fantasia), sta scrivendo un diario di bordo, gli ho suggerito di trasformare il suo dolore in uno scritto, la carta e la penna a volte diventano curativi. Non gli ho mai chiesto come sta, è una domanda che ad oggi ritengo inutile, come può stare una persona che presumibilmente subisce una violenza sessuale. Non bene, se ha tentato anche il suicidio“, scrive il Garante sulla pagina Facebook.

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