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Comune di Giugliano travolto da 4 inchieste in pochi mesi: la Prefettura valuta l’invio della commissione d’accesso

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Quattro inchieste in pochi mesi: due pesantissime su mazzette per l’appalto rifiuti Teknoservice e condizionamenti della camorra nelle elezioni Amministrative 2015 e 2022 ed in diversi settori nella macchina comunale. Le altre due indagini riguardano una presunta tangente per la gestione del centro Anthares ed infine irregolarità sui rimborsi ai consiglieri comunali. Le due procure di Napoli e Napoli Nord stanno passando al setaccio il Comune di Giugliano. Le indagini hanno portato ad arresti, sequestri e denunce anche di politici ed ex dipendenti comunali. Al netto della presunzione d’innocenza, principio base del nostro ordinamento, che vede tutti non colpevoli fino al terzo grado di giudizio, c’è senz’altro una questione morale grande come un macigno sulla terza città della Campania, già destinataria in passato di un decreto di scioglimento dell’Ente per condizionamenti della criminalità organizzata (era il 24 aprile 2013).

A fronte degli ultimi arresti, denunce e sequestri, la Prefettura di Napoli starebbe valutando l’invio di una commissione d’accesso per valutare se ci siano le condizioni per lo scioglimento del Consiglio comunale. Tanti, troppi, gli scandali che hanno coinvolto negli ultimi mesi la città di Giugliano, finita al centro dei riflettori della magistratura varie volte.

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Prima l’inchiesta Anthares che ha portato all’arresto dell’ex consigliere Paolo Liccardo e dell’ex dirigente ai Servizi Sociali Giuseppe De Rosa per corruzione

Poi l’inchiesta sui rimborsi ai consiglieri che vede sotto indagine Maria Vitiello (dimessa), Rosario Ragosta, Paolo Liccardo e Salvatore Pezzella. 

E’ poi scoppiata la bomba Teknoservice che nel filone di Giugliano vede sotto indagine 25 persone tra cui il sindaco attuale Nicola Pirozzi, l’ex sindaco e consigliere Antonio Poziello, l’ex assessore Luigi Grimaldi e diversi ex dipendenti della ditta dei rifiuti.

L’ultima inchiesta della DDA ha invece acceso la luce su pressioni e affari che la camorra locale avrebbe fatto con pezzi della politica locale sia nelle elezioni del 2015 che nel 2020.  A finire in carcere l’ex sindaco Antonio Poziello (per cui erano stati respinti i domiciliari nell’indagine Teknoservice), gli ex consiglieri Pasquale Casoria, Andrea Guarino e Paolo Liccardo. Ai domiciliari, invece, l’ex assessore Giulio di Napol e l’ex dirigente Filippo Frippa, mentre un altro ex consigliere comunale eletto nel 2015 è indagato a piede libero. 

Nell’ultima inchiesta, inoltre, sono emersi interessi della camorra e presunte turbative in vari settori dell’Ente, oltre a quello dei rifiuti: condoni edilizi, sosta a pagamento, razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, appalti per la realizzazione degli interventi stradali utili al collegamento della nuova Base Nato di Giugliano e per l’acquisizione di attrezzature e beni per l’implementazione del piano comunale della raccolta differenziata. Altre indagini sono in corso alla Procura di Napoli Nord.

“Il sindaco Pirozzi è un carabiniere”

C’è da chiarire che nell’ultima inchiesta l’attuale sindaco Nicola Pirozzi non solo è totalmente estrano alla vicenda ma nel corso di un’intercettazione viene definito Da Andrea Abbate, ritenuto dagli inquirenti come il mediatore tra politica e camorra, come “un carabiniere”. Commentando la vittoria di Pirozzi contro Poziello alle elezioni del 2020, ad Abate viene chiesto se fosse possibile “parlare” con il nuovo primo cittadino, volendo intendere se fosse possibile accordarsi per ottenere vantaggi e utilità come avvenuto fino ad allora da Poziello e altri consigliere coinvolti, che avrebbero intascato 20mila euro al mese dalla ditta dei rifiuti.

Veniva chiesto ad Abbate informazioni sul sindaco neo eletto Pirozzi Nicola, avendo interesse a comprendere che tipo di persona fosse “eh ma con questo Nicola ci si può parlare?”, volendo intendere se fosse possibile accordarsi per ottenere vantaggi e utilità; la risposta secca di Abbate Andrea “Nicola è un carabiniere… eh” non consentiva alcuna incertezza sull’onestà del Pirozzi e sulla circostanza che non fosse avvicinabile. “Con la spazzatura cacciavano ventimila euro al mese!, mentre Pirozzi Nicola aveva solo chiesto di creare occupazione, rifiutando qualsivoglia compenso in denaro: e adesso non si prendono più! … ma .. .poi questo è andato vicino a questo … “no a me non mi devi dare … tu cosa vuoi? no però devi mettere la gente a lavorare” e qua dovresti vedere! … questo sindaco qua ha detto vicino al dirigente della spazzatura ha detto “a me non mi devi dare niente prenditi la gente a Giugliano a lavorare” questi ventimila euro inc … e ora il momento buono che tu …”. 

Restano però tante, troppe ombre sulla macchina comunale del Comune di Giugliano, che ancora una volta si dimostra troppo permeabile da parte non solo dalla criminalità organizzata ma anche dalla politica corrotta.

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Come funziona la “commissione di accesso” per casi di infiltrazione mafiosa nei comuni: COSA PREVEDE LA NORMATIVA

Quando e perché si nomina la “commissione di accesso” finalizzata a verificare fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare?

La disciplina normativa è dettata dall’articolo 143 del d.lgs 267/2000, testo unico dell’ordinamento degli enti locali. La questione è salita agli onori della cronaca per le vicende del comune di Bari.

La disposizione normativa citata prevede che al di là dei casi di mancata approvazione del bilancio nei termini o, dimissioni dei consiglieri, dimissioni del sindaco e di altre situazioni di gravi violazioni di legge, “i consigli comunali e provinciali sono sciolti quando, anche a seguito di accertamenti effettuati a norma dell’articolo 59, comma 7, emergono concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori di cui all’articolo 77, comma 2, ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad esse affidati, ovvero che risultino tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica”.

Dalla lettura della disposizione emergono alcuni elementi piuttosto chiari:

sebbene il Viminale abbia chiarito che non necessariamente l’attivazione della commissione di accesso per gli accertamenti regolati dalla norma porti allo scioglimento, in ogni caso lo scopo fondamentale della norma stessa è proprio condurre allo scioglimento del comune, ovviamente se ne ricorrono i presupposti;
i presupposti sono appunto elementi
concreti
univoci
rilevanti
a comprova dell’alterazione della volontà decisionale degli organi elettivi ed amministrativi dell’ente.
Dalla norma emerge chiaramente, inoltre, che la procedura di verifica dei presupposti indicati sopra non è affatto doverosa, ma totalmente discrezionale, cioè aperta ad una specifica scelta governativa.

Infatti, la valutazione della concretezza, univocità e rilevanza degli elementi da verificare è connessa ad un giudizio di merito ampiamente discrezionale, connesso al cosiddetto “fumus”, cioè alla sussistenza di evidenze comprovabili della compromissione del buon andamento dell’amministrazione.

Solo se si valuti la sussistenza di tale “fumus” scatta la possibilità di applicare il comma 2 dell’articolo 143: “Al fine di verificare la sussistenza degli elementi di cui al comma 1 anche con riferimento al segretario comunale o provinciale, al direttore generale, ai dirigenti ed ai dipendenti dell’ente locale, il prefetto competente per territorio dispone ogni opportuno accertamento, di norma promuovendo l’accesso presso l’ente interessato. In tal caso, il prefetto nomina una commissione d’indagine, composta da tre funzionari della pubblica amministrazione, attraverso la quale esercita i poteri di accesso e di accertamento di cui è titolare per delega del Ministro dell’interno ai sensi dell’articolo 2, comma 2-quater, del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 1991, n. 410. Entro tre mesi dalla data di accesso, rinnovabili una volta per un ulteriore periodo massimo di tre mesi, la commissione termina gli accertamenti e rassegna al prefetto le proprie conclusioni”.

 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiano Il Roma