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venerdì, Aprile 19, 2024
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“Corrono all’aria aperta”, la Germania raccontata dal napoletano Alessandro

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«Mi sta sorprendendo vedere i tedeschi continuare a fare jogging all’aria aperta come se nulla fosse anche ora che si è diffuso il Coronavirus. Eppure, la popolazione ha sempre avuto la nomea di essere ligia alle regole». Alessandro Capuano è un napoletano di 35 anni che da due anni e mezzo vive a Frankenthal (Pfalz), cittadina di circa 50.000 abitanti del Palatinato facente parte del land che comprende anche la Renania, a circa 100 km dal confine francese. Il suo racconto di una porzione di Germania ai tempi della Pandemia forse è diversa da quella che si poteva immaginare.

Lockdown parziale

Operaio in una ditta tedesca di logistica, Alessandro quasi non si capacita del peso minore delle restrizioni in Germania rispetto all’Italia, oramai ferma quasi totalmente da un mese. Nei vari land tedeschi infatti, eccetto la Baviera, il lockdown non è totale e riguarda principalmente le attività commerciali e parte del tessuto produttivo mentre uscire per una passeggiata o fare sport, seppure in solitaria, è al momento consentito. «Sinceramente questa possibilità faccio fatica a comprenderla – afferma Capuano – Qui sui luoghi di lavoro e in altri ambiti ha sempre prevalso il rigore e invece forse adesso si sta prendendo sottogamba la pericolosità del Covid-19. Vedo gente correre in strada a piedi o in bici, coppiette baciarsi, giovanissimi darsi il 5 in modo naturale. Tutti gesti che so essere vietati in Italia in nome del distanziamento sociale per contrastare il Coronavirus. Anche i controlli delle forze dell’ordine, almeno nella città in cui vivo, sono meno pressanti nonostante non manchino cartelli e avvisi pubblici in cui si invita i cittadini a mantenere le distanze e a prendersi cura di loro stessi. Non mi capacito di questa differenza tra la Germania e l’Italia, è tutto un po’ strano».

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L’ambito lavorativo

Altra differenza, questa volta a favore del sistema tedesco ovviamente, si vede nell’ambito lavorativo. Alessandro spiega: «Da inizio aprile sono in cassa integrazione e sono rimasto a casa. Dopo Pasqua però rientrerò a lavoro e poi progressivamente l’orario dovrebbe tornare quello pieno e cioè 40 ore settimanali per 5 giorni lavorativi come è stato che ha interessato per me al mese di marzo. Lo stipendio è di 1400 euro mensili e per la cassa integrazione riceverò circa il 70% della paga. Qui in Germania funziona così molto spesso anche quando perdi il lavoro: per un anno circa ti corrispondono più della metà dello stipendio. Fortunatamente ho un contratto regolare, questo capita perché la ditta per la quale opero è tedesca. Quando ho lavorato per gli italiani qui, invece, è stata dura perché non c’è tanta considerazione dei dipendenti. Mai più lavorare con loro». Ovviamente la vita sociale è ampiamente ridotta, nonostante qualche divieto in meno, anche a Frankenthal (Pfalz). «La sera è tutto fermo a Frankenthal (Pfalz), c’è desolazione in strada. Prodotti di prima necessità in ogni caso scarseggiano come carta igienica e parte degli alimentari. Rimanere in casa è di una noia mortale».

Il sistema sanitario

Il bilancio dei contagiati e dei morti per Coronavirus è comunque pesante in Germania, tale da farne il terzo Paese europeo con più casi dopo Italia e Spagna. Ad oggi si contano oltre 99.225 positivi e 1607 morti a causa del Covid-19. «Mancano soprattutto le mascherine, pur sapendo che il sistema sanitario tedesco sia attrezzato alla cura dei pazienti. Almeno è quello che leggo sui giornali…» chiosa Alessandro Capuano che, abbandonandosi ad una mezza nostalgia, non vede l’ora «di andare almeno per un po’ dai miei familiari a Napoli, pur sapendo che tutti stanno bene. Ora però non posso venire in Italia, i voli sono quasi del tutto assenti e se lo facessi poi al rientro dovrei mettermi in quarantena come successo ad alcuni miei amici italiani in Germania».

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