Emanuele De Maria, 35 anni, ha messo fine alla propria vita lanciandosi dalle terrazze del Duomo di Milano, ma prima ha lasciato dietro di sé una scia di sangue: due donne uccise, con modalità simili, a distanza di anni. L’ultima, Chamila Wijesuriya, 50enne originaria dello Sri Lanka, sposata e madre, è stata trovata morta nel Parco Nord con ferite alla gola e ai polsi. Anche lei, come Oumaima Rache – la 23enne tunisina uccisa nel 2016 a Castel Volturno – era legata a De Maria da un rapporto personale e lavorativo.
Il killer era detenuto nel carcere di Bollate, da cui usciva in permesso per lavorare all’Hotel Berna. Proprio qui, sabato mattina, ha accoltellato anche un collega egiziano, Hani Nasr, barista, che ora è fuori pericolo dopo un delicato intervento.
Le ultime immagini lo mostrano camminare sotto la pioggia con Chamila nel parco dove il suo corpo sarà ritrovato. Dopo averla uccisa, avrebbe usato il suo telefono per contattare la madre e poi lanciarlo in un cestino della metro. Dopo due giorni di fuga e il timore che volesse lasciare il Paese, la fuga si è conclusa con il suicidio nel cuore di Milano. De Maria, già condannato per omicidio volontario, aveva ottenuto una seconda possibilità. L’ha trasformata in un secondo femminicidio.
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Camminano fianco a fianco sotto la pioggia, ombrelli aperti, lungo un vialetto del Parco Nord di Milano. Sono le 15:15 di venerdì 10 maggio, e quelle immagini, catturate da una telecamera di sorveglianza, sono le ultime in cui Chamila Dona Arachchilage Wijesuriya è viva. Accanto a lei c’è Emanuele De Maria, il collega receptionist dell’hotel Berna, con cui sembra avere un legame che va oltre il lavoro. Due giorni dopo, la donna verrà ritrovata senza vita, con ferite da taglio alla gola e ai polsi. Il corpo giace in una zona boschiva del parco, a un chilometro da dove è stata ripresa.
Quel video è oggi il punto centrale di un’indagine che sta rivelando un intreccio cupo di gelosia, abusi di fiducia e violenza. De Maria, 35 anni, era detenuto nel carcere di Bollate per un precedente omicidio e usufruiva del permesso di lavoro. Venerdì avrebbe ucciso Chamila perché lei aveva deciso di chiudere la loro relazione. Dopo il delitto, ha usato il telefono della vittima per chiamare la madre e la cognata, entrambe presenti nella rubrica della donna: un dettaglio che rafforza l’ipotesi di un legame sentimentale tra i due. “Perdonatemi, ho fatto una cazzata”, avrebbe detto alla madre, mentre si allontanava dal parco verso la metro Bignami. Il telefono è stato ritrovato poco dopo da un addetto alle pulizie.
L’indomani mattina, sabato, De Maria ha accoltellato gravemente un altro collega dell’hotel, Hani Fouad Abdelghaffar Nasr, di cui si ritiene fosse geloso. Poi è sparito, fino alla tragica conclusione: domenica 11 maggio, alle 13:30, si è lanciato nel vuoto dalle terrazze del Duomo di Milano.
Chamila è la seconda donna uccisa da De Maria. Nel 2016 aveva già accoltellato a morte una ragazza di 23 anni, Oumaima Racheb, a Castel Volturno. Latitante per due anni, fu arrestato in Germania nel 2018. Da allora sembrava stesse seguendo un percorso di reinserimento, che si è però rivelato drammaticamente fallimentare.