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martedì, Giugno 24, 2025
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Dall’ “Amma faticà” di Conte alla gloria Tricolore, com’è nato il quarto capolavoro firmato Napoli

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E’ stata la notte più attesa. Una notte che si è portata dietro cinque giorni durati un secolo, e con essi ansie, timori, la paura di non farcela. Di gettare tutto via all’ultimo atto. Da quel pareggio portato via dal “Tardini” di Parma, condito dall’altrettanto pareggio casalingo dell’Inter contro la Lazio, il tempo pareva essersi fermato. La città non aspettava altro che esplodere in festa, anche se i meno scaramantici avevano iniziato a farlo già da qualche giorno. E che sia stato per la troppa sicurezza che infondeva quel punto di vantaggio sui nerazzurri o semplicemente per esorcizzare il momento, hanno avuto ragione.

Il Napoli è campione d’Italia per la quarta volta nella storia, le 22:48 di ieri sera ne hanno sancito l’ufficialità. 33 anni per attendere il terzo del 2023, poco piu di due per il quarto. Nessuno, probabilmente, avrebbe sperato in un traguardo simile, ma intanto la città festeggia, si riprende la scena e pure lo Scudetto. E se lo tiene stretto.

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Dall’ “Amma faticà” di Conte alla gloria Tricolore, com’è nato il quarto capolavoro firmato Napoli

Dal terzo scudetto del 2023, conquistato dopo un’attesa durata 33 anni, allo psicodramma del decimo posto nella stagione successiva. Il tutto in appena un anno. Dal tetto d’Italia al baratro in 365 giorni. Ad un Napoli ferito serviva qualcosa, o qualcuno, che fosse in grado di ricostruire dalle macerie, di far risorgere dalle ceneri come una fenice. E quel qualcuno ADL l’ha trovato in Antonio Conte, che dopo un anno e mezzo fermo attendeva un progetto che gli permettesse di rilanciare e rilanciarsi, e che da sempre è abituato alle grandi sfide, anche quelle al limite dell’impossibile.

Fatto l’allenatore, è tempo di fare la squadra: Conte è uno tosto, esigente, si sa. Vuole vincere. E quindi pronti, via: 150 milioni spesi nel mercato estivo tra gli arrivi dei vari McTominay, Buongiorno, Lukaku, Neres, Gilmour… E recuperandone 75 a gennaio dalla cessione di Kvaratskhelia al PSG, con altri 75 circa in entrata dalla vendita, ormai prossima, di Osimhen. Fatti gli acquisti, li si amalgama all’ossatura del terzo scudetto, quindi a Meret, Di Lorenzo, Rrahmani, Anguissa, Lobotka, Politano e così via.

Un mix di calciatori nuovi, forti, da rispolverare dopo annate difficili o in cerca della definitiva consacrazione, uniti ai campioni del terzo scudetto che aspettavano la redenzione dopo la delusione della passata stagione, e di rimettersi in gioco. Insieme al nuovo allenatore, con la gente di Napoli e per la gente di Napoli.

Il Napoli a cui abbiamo assistito quest’anno non è stato bello da vedere. Tutt’altro, è stato l’esatto contrario di quello bello e spumeggiante iniziato da Rafa Benitez e proseguito poi con Sarri e Spalletti. In compenso è stato più cinico, concreto e, negli scontri diretti decisivi per la corsa al titolo, difficilmente ha lasciato punti per strada. Ha avuto il rendimento più costante di tutte, e le giornate di permanenza in testa alla classifica di Serie A sono un dato di fatto: 20 giornate su 38 hanno visto capolista il Napoli, solo per 9 giornate lo è stata invece l’Inter, contendente dello scudetto coi partenopei fino all’ultimo respiro.

Abbiamo visto una squadra a cui Conte ha saputo restituire quell’anima perduta, quella voglia di combattere e di portare a casa il risultato che nella passata stagione erano venute a mancare. Quella grinta, che non a caso ha reso il mister uno degli allenatori più vincenti della Serie A, con cinque scudetti conquistati tra Juventus, Inter e Napoli (e senza contare la Premier League vinta al primo anno al Chelsea). E che ADL, nel corso dei suoi 21 anni di presidenza, è riuscito a far tornare nella sua dimensione di pretendente al titolo e stabilmente nelle competizioni europee.

Il quarto scudetto arrivato nel momento più complicato, e non solo in ambito sportivo

Ma se finora abbiamo parlato di una squadra riemersa dal fondo del barile dopo i patemi dello scorso anno, lo Scudetto non è stato conquistato facendosi strada unicamente tra gli ostacoli dal punto di vista sportivo. E’ stato un titolo conquistato in mezzo alla sfilza di nomi dei comuni tra cui solo uno ospiterà, alla fine, il nuovo centro sportivo. Nonché in quell’agonia rappresentata dall’eterna contesa società-comune di Napoli riguardante lo stadio “Maradona”. Strutture che, se da un lato hanno visto embrionare i vari successi, dall’altro si mostrano ormai carenti a livello strutturale, indietro per non dire quasi fatiscenti.

Ma intanto il quarto Scudetto è arrivato, e la storia ha una nuova data da aggiungere tra le sue pagine. Dopo il 10 maggio 1987, il 29 aprile 1990 e il 4 maggio 2023, c’è il 23 maggio 2025. Una nuova data a tinte tutte azzurre, in cui la città è esplosa in festa dipingendo la notte con i colori dei fuochi d’artificio, delle bandiere, delle sciarpe, delle maglie, delle auto e dei motorini in corteo.

E’ stata la notte di Napoli, l’ennesima. E non finirà di certo qua. ADL ha promesso un mercato stellare e una squadra che diventerà ancora più forte. Insomma, “s’adda faticà” ancora.

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Nicola Avolio
Nicola Avolio
Giornalista pubblicista, mi sono avvicinato per la prima volta alla professione iniziando a collaborare con la testata "La Bussola TV", dal 2019 al 2021. Iscritto all'albo dei pubblicisti da giugno 2022, ho in seguito iniziato la mia collaborazione presso la testata "InterNapoli.it", e per la quale scrivo tuttora. Scrivo anche per il quotidiano locale "AbbiAbbè" e mi occupo prevalentemente di cronaca, cronaca locale e sport.
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