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venerdì, Marzo 29, 2024
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Accusato di ‘lavare’ i soldi della camorra, arrestato il produttore cinematografico Muscariello

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Accusato di riciclare i soldi della camorra, arrestato il produttore cinematografico Daniele Muscariello. Stamattina su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma i Carabinieri del locale Comando Provinciale davano esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Roma nei confronti di 9 persone gravemente indiziate, a vario titolo, di riciclaggio in concorso con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa e di emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Contestualmente il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma della Guardia di Finanza eseguiva un sequestro preventivo disposto allo stesso procedimento per un valore complessivo di oltre 1 milione e 500mila euro.

LE ACCUSE A MUSCARIELLO

L’indagine coordinata dai procuratori Michele Prestipino e Ilaria Calò ha portato anche all’arresto del 45enne Muscariello, titolare della Henea Production, di un poliziotto e di un carabiniere. Il ruolo della camorra nel riciclaggio di denaro nella produzione di film emerge dall’inchiesta della Direzione distrettuale di Roma. Per ‘lavare’ i soldi il clan si affidava anche a un’azienda vitivinicola, il cui commercialista è finito in carcere. “Abbiamo relazioni importanti, sono 4 volte che mi arrestano ma poi torno a casa”, diceva in un’intercettazione il giovane produttore cinematografico.

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LE INDAGINI SUL CLAN MAZZARELLA

L’attività d’indagine approfondisce un filone collegato al procedimento che aveva portato, lo scorso 18 gennaio, all’esecuzione di misure cautelari personali relative a soggetti gravemente indiziati di aver costituito due sodalizi armati dediti al narcotraffico. Erano emersi, infatti, nel corso delle indagini, dei rapporti con il produttore cinematografico, finalizzati alla realizzazione del sequestro di persona di un imprenditore che aveva accumulato un rilevante debito nei confronti del clan D’Amico-Mazzarella di San Giovanni a Teduccio: progetto delittuoso poi non andato a buon fine. Gli approfondimenti investigativi inerenti il versante imprenditoriale delle indagini portavano a ricostruire e documentare le diverse fasi di un sistema di riciclaggio di somme ritenute provento delle attività del citato clan di camorra.

CARABINIERI E UN POLIZIOTTO FINITI NEI GUAI

Scoperto il prelievo del denaro in contanti a Napoli e successivo trasporto a Roma con opportuni accorgimenti per l’occultamento a bordo dei veicoli utilizzati, avvalendosi del contributo di due appartenenti alle Forze dell’Ordine, uno alla Polizia di Stato e uno all’Arma dei Carabinieri, gravemente indiziati di concorso nel medesimo reato. I rappresentanti delle forze dell’ordine, oltre a offrire maggiori garanzie di poter sfuggire a eventuali controlli durante il trasporto, avrebbero, alla stregua degli elementi indiziari emersi, esteso la propria collaborazione alla acquisizione e comunicazione di informazioni riservate utili a consentire l’elusione di eventuali indagini.

IL RUOLO DELL’AZIENDA VINICOLA

Emerge anche la consegna del denaro da ripulire ad un’azienda vitivinicola compiacente al fine di realizzare l’introduzione nel sistema finanziario legale attraverso movimentazioni monetarie anche all’estero. L’indagine ha riguardato anche il trasferimento del denaro dall’azienda vitivinicola alle società cinematografiche controllate e gestite dal produttore con la copertura documentale di fatture per operazioni inesistenti, con particolare riferimento ad asserite sponsorizzazioni di fil, particolarmente indicate allo scopo di giustificare grosse transazioni grazie agli importanti flussi finanziari sottostanti. Come captato nel corso delle intercettazioni: “Perché un film può costare 200 mila ma può costare pure 50 milioni di euro”.

RICICLAGGIO MILIONARIO

Il denaro ritornava a Napoli attraverso transazioni bancarie eseguite dalle società cinematografiche a beneficio di altre società ritenute riferibili all’organizzazione camorristica beneficiaria delle operazioni ricostruite, in termini di gravità indiziaria, come riciclaggio. Durante le investigazioni sono state accertate movimentazioni bancarie per operazioni di riciclaggio di almeno 1 milione e 250mila euro, pur emergendo elementi di prova in ordine alla disponibilità sistematica di 200 mila euro al giorno da destinare a dette operazioni di mascheramento della provenienza illecita.

CONTANTI NEL BORSONE

Le attività di indagine si sviluppavano grazie all’integrazione dei tradizionali strumenti investigativi, quali i servizi di pedinamento, con quelli tecnologicamente più avanzati (intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali e video), che consentivano, da un canto,  di monitorare direttamente il prelievo del denaro e le successive consegne al produttore cinematografico e all’azienda vitivinicola. Dall’altro, essendo la captazione eseguita anche all’interno degli uffici delle società cinematografiche, la consegna fisica del denaro contante in borsoni così come, mediante le intercettazioni dei dialoghi intercorsi, di captare le considerazioni in ordine alla convenienza dei reati finanziari rispetto ad altre tipologie di reati, soprattutto in termini di rapporto costi-benefici in ragione delle diverse pene edittali previste e dei rilevanti introiti in denaro.

IL GIRO DI FATTURE INESISTENTI

Alla acquisizione degli elementi di prova che consentivano di delineare il quadro di gravità indiziaria nei termini di cui si è detto, concorrevano anche le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia del clan D’Amico-Mazzarella. Nell’ambito delle attività d’indagine, l’attenzione investigativa del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma della Guardia di Finanza si è orientata alla ricostruzione dei rapporti economici intercorsi tra le persone fisiche e giuridiche coinvolte, consentendo l’individuazione di un complesso giro di fatture per operazioni inesistenti poste in essere per ripulire il denaro dei clan camorristici, frutto delle attività illecite perpetrate.

IL VIDEO DEL BLITZ

FATTURE PER OLTRE UN MILIONE DI EURO

Sulla base dell’analisi dei flussi finanziari, è stato in particolare accertato, in termini di gravità indiziaria, l’utilizzo strumentale di una società operante nel campo della produzione cinematografica, con sede in Roma, che, da un lato, avrebbe emesso fatture per oltre 1,2 milioni di euro a favore di altra impresa con sede in provincia di Roma, attiva nel settore del commercio all’ingrosso di bevande alcoliche e alla quale sarebbe stata fornita la provvista in contanti per far fronte al pagamento. Dall’altro, avrebbe ricevuto fatture per circa un milione di euro da diverse ditte localizzate in provincia di Napoli, relative a prestazioni di servizi non attinenti all’attività svolta, ma funzionali a giustificare il ritorno del denaro a quella sede. In relazione a tali fatti è stata data esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo disposto dal GIP su richiesta della D.D.A. di Roma di oltre 1,5 milioni di euro in relazione alle ipotesi di reato di riciclaggio e di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

 

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