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HomeCronacaDetenuto muore 24 ore dopo l'arresto, giallo nel Casertano

Detenuto muore 24 ore dopo l’arresto, giallo nel Casertano

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La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha disposta l’autopsia per la morte di Sylla Mamadou Khadialy, il 35enne senegalese morto giovedì scorso dopo l’arresto eseguito dalla polizia. In sede di conferimento dell’incarico i familiari, rappresentati dall’avvocato Clara Niola, nomineranno un proprio consulente.

Morte di Sylla Mamadou Khadialy, la richiesta dei Garanti

Il Garante regionale Samuele Ciambriello ha indirizzato una comunicazione alla direttrice dell’istituto penitenziario e al responsabile della direzione sanitaria. “Chiedo di conoscere con urgenza gli eventi che si sono susseguiti a partire dal momento del suo ingresso in Istituto, quando è stato visitato dal medico presente in carcere, lo stato psico-fisico in cui è arrivato, e se sono state utilizzate misure di contenimento. Quali sono state le cause accertate al momento della dichiarazione del decesso. Inoltre chiedo di conoscere se sia stato applicato il protocollo per le lesioni di dubbia origine, che attraverso l’utilizzo di fotografie testimonia le eventuali lesioni del detenuto”, conclude Ciambriello.

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Il Garante dei detenuti per la Provincia di Caserta, don Salvatore Saggiomo, ha visitato la struttura penitenziaria. “È emerso che al momento dell’ingresso in carcere Sylla Mamadou presentava uno stato di dissociazione dalla realtà, manifestando una forte agitazione e atteggiamenti aggressivi verso chiunque si avvicinasse. Per motivi di sicurezza è stato posto in isolamento nella cella di matricola, ma ogni tentativo di avvicinamento da parte del personale sanitario o penitenziario veniva respinto con violenza. Si è tentato anche un approccio mediato da un altro detenuto, ma anche questa iniziativa è risultata infruttuosa a causa dell’eccessiva agitazione del giovane. Secondo il medico psichiatra dell’istituto, le condizioni di Mamadou erano tali da rendere inefficace una sedazione immediata in carcere, e sarebbe stato necessario un trasferimento in una struttura ospedaliera specializzata in emergenze psichiatriche acute. È stato quindi richiesto l’intervento del 118, ma la procedura di Trattamento Sanitario Obbligatorio non è stata attuata. Il personale sanitario ha somministrato farmaci, ma il medico penitenziario non è stato informato né sulla tipologia né sul dosaggio, e rimane poco chiaro come il detenuto sia stato dimesso dall’ospedale, nonostante fosse ancora in stato di alterazione e aggressività; durante il periodo di ricovero, durato circa otto ore, non risultano documentate con chiarezza le modalità di monitoraggio e i trattamenti effettuati”,

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