“Mi sono rotto il cazzo anche di me stesso, che mi conosco fin troppo bene e ho ancora tutta la vita davanti. Che cazzo faccio da qui fino alla pensione, che poi mica me la danno”. In questi piccoli, ma pungenti versi potrebbe racchiudersi il senso di “Disperato Eretico Show”, il monologo portato in scena nella serata di martedì 17 giugno, al TEDER – Teatro del Rimedio di Napoli, dal giovane attore romano Ludovico Cinalli.
Il voler perseguire a tutti i costi il proprio sogno, per potersi realizzare in quel che ci si sente cucito addosso ma allo stesso tempo trovarsi a combattere con la realtà odierna, spesso elaborando che questa strada è quella che ci fa stare bene, è il nostro porto sicuro ma ci dà poco da mangiare. E da qui l’esasperazione, le crisi interiori, il trovarsi ad un bivio tra lo scegliere se seguire la massa e, quindi, un lavoro che ci permette di andare avanti ma che non ci piace, o se insistere sui propri obiettivi ma a proprio rischio e pericolo.
“Disperato Eretico Show”, il soliloquio dell’attore-fattorino che vuole solo essere Ludovico
E’ da qui che si sviluppano la trama e il significato del monologo, il cui titolo trae spunto dal testo della celebre canzone “Disperato Erotico” di Lucio Dalla e da cui ne eredita il tono ironico e dell’invettiva, finendo per raccontare il tutto con un sorriso e una risata amara, una sorta di “ridere per non piangere”.
“Disperato Eretico Show” è tratto da una storia vera. E’ la storia, il soliloquio di Ludovico, giovane attore che nel periodo della pandemia da Covid-19, è costretto a reinventarsi come rider per sopravvivere alla chiusura di cinema e teatri e andare avanti. E’ la storia di un ragazzo che è lo specchio di tanti altri ragazzi e che nella drammaturgia, nel racconto, trova la forza di parlarne, permettendo così a tanti altri giovani come lui di scavare a fondo nella propria coscienza.
E’ lo sbattere in faccia la frustrazione di una generazione che cerca di spingere forte per realizzarsi, per diventare adulta ma che il periodo della pandemia, con le sue chiusure, i suoi stop, le sue “zone” dai mille colori in qualche modo ha rigettato indietro, costringendoli ad un anno e mezzo in una sorta di bolla, di “stand-by”.
E da qui, tra una corsa in bici e l’altra, tra una pizzeria e un condominio, Ludovico si trova completamente solo, alienato dal mondo che lo circonda. Lotta con i suoi pensieri, con le sue turbe, pensa a ciò che sarebbe potuto diventare e alla situazione in cui si è ritrovato. Ludovico racconta di come, alla fine, si sia trovato a scegliere un lavoro che non è il suo, di ripiego per tirare avanti. Racconta di come non riesca a trovare un posto nel mondo, di come si senta confuso e anche indignato ascoltando i consigli spassionati di coloro che indicono videocorsi su internet, di quelli noti come “fuffaguru”, così come a causa dei consigli persino dei suoi stessi genitori, che sembrano non comprenderne il dramma uscendosene con la classica citazione, ormai di rito, “Ma che devi fare con l’attore, il cinema, il teatro? Perché non ti metti pure tu su TikTok, sui social, come tutti quanti? Vedi che avrai più successo così”.
“Disperato Eretico Show” è la storia di un ragazzo che ha studiato per realizzarsi in un qualcosa che non riesce. Di un ragazzo che si trova costretto, quindi, a ripiegare su un qualcosa di completamente opposto avendo, di conseguenza, a che fare con persone non proprio solidali, spesso ipocrite e a volte anche razziste. E’ la storia di un ragazzo che vorrebbe solo trovare un posto nel mondo, il suo posto nel mondo, e che la propria speranza di realizzarsi porta ad una pesante invettiva contro la società, la politica, il mondo del lavoro, la famiglia, il mondo intero. E’ la storia di un ragazzo la cui unica “colpa” è quella di voler essere Ludovico, l’attore. E riconosciuto come tale.