Il documentario su Emanuele Sibillo divenne un caso mediatico nel mondo della mala napoletana, soprattutto un’organizzazione sarebbe rimasta particolarmente colpita dalla messa in onda e dalla partecipazione dei parenti del baby boss di Forcella. Si tratta degli affiliati al cartello criminale dei Mazzarella di cui fa parte la famiglia Buonerba, rivali della paranza dei bambini.
In un’intercettazione i ras di Forcella, Eduardo Buonerba e Salvatore Di Caprio, e Luciano Barattolo, reggente del cartello criminale, avrebbero parlato degli omicidi avvenuti in passato. Proprio sul raid mortale, avvenuto in via Oronzo Costa, il 2 luglio del 2015, è stata registrata una conversazione risalente al 5 maggio del 2023. I tre interlocutori avrebbero criticato la moglie di Sibillo, Mariarka Savarese (non coinvolta nell’inchiesta odierna) per aver partecipato al documentario sull’ex capo-paranza.
Le parole dei ras Mazzarella sul documentario sulla morte di Sibillo
Luciano Barattolo: Ma secondo te, tu mi stai raccontando dentro un documentario… Racconti a tuo marito… Così… Ma tu fino a quando stanno facendo un processo… Ok… la ragazza non lo sa questo ragionamento, non riesce ad arrivarci, ma io ci arrivo.
Eduardo Buonerba: M… alla cugina, a sta Mariarca.
Salvatore Di Caprio: Ma lei l’ha fatto per apparire e fare una cosa di soldi.
E.B: E gli altri per la pubblicità.
ES17 – Dio non manderà nessuno a salvarci è un docufilm del 2018 trasmesso da Sky Atlantic. Il documentario ripercorre la vita di Sibillo, capoclan assassinato a 19 anni, dai membri di un clan rivale in una sparatoria avvenuta in un quartiere di Napoli nell’estate del 2015
La serie sul baby-boss Emanuele Sibillo, tutte le puntate di ‘Es17’
Le condanne per l’omicidio di Emanuele Sibillo
Nel marzo del 2018 furono condannati all’ergastolo il ras Gennaro Buonerba, Antonio Amoroso, Luigi Criscuolo e Andrea Manna per l’omicidio di Sibillo. Tutti risposero di omicidio con le aggravanti delle armi illegalmente detenute, della premeditazione e dell’articolo 7 della legge antimafia per aver agito al fine di agevolare la cosca di appartenenza. Dodici anni invece per l’ex boss dei Quartieri Spagnoli e collaboratore di giustizia Maurizio Overa che ha aiutato i magistrati a far luce su quel delitto.


