Era il 26 novembre del 2010 quando si persero le tracce di Yara Gambirasio, 13enne di Brembate, il suo cadavere fu ritrovato tre mesi più tardi in un campo in località Chignolo d’Isola, dopo anni di indagine fu individuato l’assassino in Massimo Giuseppe Bossetti. Il muratore, condannato in via definitiva all’ergastolo, si è sempre professato innocente e lo ha fatto anche dinanzi a Carlo Gabardini, co autore con Gianluca Neri e Elena Grillone, della docuserie dedicata all’omicidio di Yara Gambirasio. “Mi hanno incastrato, non sono un mostro – ha detto Bossetti – Era da tanto tempo che aspettavo questo momento”.
Yara Gambirasio e Massimo Bossetti, la docuserie su Netflix
La serie, in cinque puntate che andrà in onda su Netflix, si pone delle domande proprio sulla colpevolezza del muratore. Bossetti rivela anche, quello che a suo dire, sarebbe stato il maldestro tentativo di fargli confessare un omicidio da lui mai commesso. “Quando ero chiuso in isolamento mi viene a far visita un comandante. Fece portare dentro un foglio bianco, sfila una biro dal taschino e dice “dobbiamo arrivare a un compromesso, lei capisce cosa voglio dire? Vuole vedere la sua famiglia o vuole stare qui in questo buco? La smetta, reagisca e metta giù quello che le dico”. Presi il foglio e glielo lanciai addosso. Portarono fuori tavolo e sedia e disse: “Tenetelo chiuso per due giorni e non passate col vitto”“.