E’ indicato come capo e promotore di un gruppo capace di rifornire di droga le piazze del Vesuviano. Per tale ragione il tribunale di Nola l’aveva condannato a 15 anni e quattro mesi. Condanna che sembra non essere stata considerata invece dalla Corte d’Appello di Napoli (III sezione) che ha concesso la misura degli arresti domiciliari a Gennaro D’Ambrosio nonostante le accuse a suo carico. Merito delle argomentazioni dei suoi legali, gli avvocati Leopoldo Perone e Antonio Rizzo, che sono riusciti ad ottenere per il loro assistito il beneficio della detenzione domiciliare. D’Ambrosio è ritenuto a capo dell’omonimo gruppo attivo a Brusciano, in provincia di Napoli. D’Ambrosio è inoltre imparentato con Giuseppe D’Ambrosio ‘o cacaglio, esponente di spicco del clan Mascitelli. Proprio l’operatività dei due gruppi è stata attentamente evidenziata dall’ultima relazione semestrale della Dia secondo cui «le recenti indagini hanno documentato l’operatività dei clan Mascitelli e D’Ambrosio nel traffico di cocaina, crack ed hashish e nelle attività estorsive. I destinatari dei provvedimenti (si riferisce agli ultimi maxi blitz contro i gruppi) sono stati ritenuti responsabili di partecipazione “ciascuno nella consapevolezza della rilevanza causale del proprio apporto, ad una associazione di tipo mafioso, promossa, diretta ed organizzata…che, operando in stretta alleanza e con l’intesa di prestarsi reciproca assistenza anche con interventi armati, sull’intera area dei comuni di Castello di Cisterna e Pomigliano D’Arco, si avvale della forza di intimidazione, del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva».
Droga per le piazza del Vesuviano, domiciliari per il ras D’Ambrosio
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