Un processo infinito. Durato ben 11 anni. Chiamato a far luce sull’asse per la droga tra i Quartieri spagnoli e Secondigliano, un patto sigliato tra il gruppo delle Teste Matte del ras defunto Paolo Pesce (in foto) e il clan Abbinante del Monterosa. Nei giorni scorsi la Corte d’appello di Napoli ha inflitto 12 condanne e decretato un’assoluzione. I giudici d’appello, a differenza del primo grado, hanno concesso a tutti gli imputati le attenuanti generiche.
Tra le condanne:
- Luigi Egidio: 15 anni
- Anna Caputo: 4 anni e sei mesi
- Salvatore Fabricino: 6 anni e otto mesi
- Carmine Egidio: 10 anni
- Luigi Ombra (difeso da Leopoldo Perone): da 11 a 7 anni
- Vincenzo De Fortis Nadi (difeso da Perone) e Valentina Morrone: da 11 a 7 anni
- Paolo Russo: da 11 a 7 anni (difeso da Leopoldo Perone e Antonio Rizzo)
- Giancarlo Di Pinto: 9 anni
- Carmine Ianni: 5 anni e otto mesi
- Maurizio Valeri: 6 anni
- Maria Rosaria Marino: 8 anni e due mesi
Le indagini erano state condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo. Intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e appostamenti: tutto era servito per ricostruire i traffici, gestiti – secondo l’accusa – da personaggi noti e meno noti.
A cominciare dai fratelli Abbinante di Guido, Arcangelo Abbinante, Gennaro Abbinante, Pasquale Riccio e Ferdinando Cifariello, per passare ai “quartierani” Lucio Morrone, Paolo Pesce e Paolo Russo. In primo grado la Procura aveva invocato quasi tre secoli di carcere.

