Una Miano spaccata in due. Non c’è descrizione più efficace di questa per ‘raccontare’ ciò che è avvenuto in queste settimane nell’ex feudo del clan Lo Russo. E’ questo il ‘prologo’ per spiegare, forse, il movente che si cela dietro il duplice omicidio di Antonio Mele e Biagio Palumbo trucidati ieri sera nella IIa traversa di via Janfolla. Due ex ‘capitoni’ che dopo il pentimento degli storici capi del sodalizio sono transitati in diversi schieramenti fino al definitivo assetto cristallizzatosi nelle ultime settimane con i Nappello che si sarebbero nuovamente avvicinati ai Cifrone-Balzano a contrapporsi ai ‘vecchi’, gli irriducibili del clan riunitisi, secondo le indiscrezioni filtrate negli ultimi tempi, attorno alla figura di Pasquale Angellotti (ancora da definire il posizionamento del gruppo Perfetto).
Quel che è certo è che Mele e Palumbo erano un obiettivo da tempo nel mirino delle ‘giovani leve’. Due personaggi da sacrificare in nome dei nuovi equilibri e per vendicare l’onta di vecchi rancori mai sopiti. C’è però un retroscena del tutto inedito che da un lato serve a misurare la ‘caratura criminale’ di una delle due vittime, Antonio Mele e, dall’altro lato, indica il clima di intimidazione a Miano. Secondo alcune indiscrezioni filtrate in queste ore negli ambienti investigativi Mele qualche mese avrebbe avuto un ruolo nelle minacce rivolte contro familiari di alcuni ex capi della camorra mianese. Una spedizione vera e propria che ‘o animale avrebbe compiuto insieme ad altri tre soggetti (le indagini per quell’episodio sono ancora in corso) per far intendere che il clima era decisamente cambiato. Che in tanti ambissero all’ex ‘trono’ dei ‘capitoni’ è un dato che da mesi preoccupa le forze dell’ordine che adesso sono impegnate a definire i contorni di una scissione nella scissione tutta da definire.
Perde quota la pista che porta direttamente a Cupa Spinelli a Chiaiano, ‘roccaforte’ del clan Stabile da sempre nemici giurati dei Lo Russo. Anzi, ipotizzano gli investigatori, propria la vicinanza di confine tra la zona controllata dai Nappello e quella dei ‘capelloni’ (così vengono chiamati gli uomini di Ciro Stabile) possa aver spinto, per ovvie ragioni strategiche, gli uomini di Valerio Nappello a cercare l’appoggio delle giovani leve delle palazzine.