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giovedì, Aprile 25, 2024
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Duro colpo alla ‘ndrangheta, 26 arresti e sequestri per 100 milioni

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Un sequestro complessivo di 100 milioni di euro è stato messo in atto dagli uomini della Dia, coordinata dalla Dda di Roma, nell’ambito di una operazione che ha portato all’arresto di 26 persone accusate di fare parte di una “locale” ‘Ndrangheta che operava da anni nella Capitale.

E’ una la misura cautelare in carcere, eseguita dalla Dia di Agrigento, nell’ambito dell’operazione fra le province di Roma e Cosenza. Fra le 26 misure firmate a carico di altrettanti indagati, la Dia di Agrigento ha rintracciato e bloccato un ventiduenne di Canicattì. Si tratta, secondo quanto emerge, di un giovane che non è collegato agli ambienti mafiosi dell’Agrigentino.

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Complessivamente sono state poste sotto sequestro 25 società. Gli indagati sono accusati, a seconda delle posizioni, di associazione mafiosa, sequestro di persona e fittizia intestazione di beni.

Numerosi i settori commerciali coinvolti, da quello ittico, alla panificazione, dall’ambito delle pasticcerie al ritiro delle pelli e degli olii esausti. L’organizzazione di matrice ‘ndranghetista si riproporrebbe, alla stregua di quanto ricostruito dalle indagini, in termini di gravità indiziaria, anche il fine di commettere delitti contro il patrimonio e l’incolumità individuale, affermando il controllo egemonico delle attività economiche sul territorio. Sono tuttora in corso perquisizioni.

L’operazione di oggi segue quella avvenuta nel maggio scorso. Secondo gli inquirenti, a capo della struttura criminale c’erano Antonio Carzo e Vincenzo Alvaro, legati a famiglie di ‘ndrangheta operanti nella zona di Cosoleto (Reggio Calabria). In base a quanto accertato dai pm di Roma, coordinati dagli aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò, il gruppo criminale puntava ad acquisire la gestione di attività economiche nei settori della panificazione, mercato ittico, pasticcerie e ritiro pelli. Le mani del clan erano finite anche sul business della ristorazione e dei bar.

‘Ndrangheta: definitiva la condanna del boss Domenico Crea

È definitiva la condanna a 22 anni e 8 mesi di carcere per il boss Domenico Crea.

Lo ha deciso la Corte di Cassazione che, nei giorni scorsi, ha rigettato il ricorso degli avvocati Francesco Albanese e Pasquale Loiacono confermando la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria che l’anno scorso aveva condannato il boss per associazione a delinquere di stampo mafioso e per estorsione ai danni dell’imprenditore Nino De Masi, il testimone di giustizia che da anni vive sotto scorta.

La sua azienda è presidiata dall’Esercito.

De Masi si è costituito parte civile nel processo contro Domenico Crea, figlio del boss di Rizziconi Teodoro Crea detto “Toro” e fratello di Giuseppe Crea, già condannati in via definitiva per lo stesso reato. (ANSA).

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