«Vogliamo giustizia per Luigi. Il suo presumiamo possa essere un altro caso di malasanità italiana». Non si danno pace i parenti di Luigi Di Sarno, l’artista 52enne per intossicazione da botulino dopo aver mangiato un panino acquistato da un venditore ambulante mentre si trovava a Diamante, in Calabria. La salma è ancora sotto sequestro e si attende l’esame autoptico per chiarire cosa sia accaduto all’uomo, originario e residente nel quartiere napoletano di Poggioreale.
Il drammatico racconto della sorella
Mena Di Sarno, sorella di Luigi, racconta gli ultimi drammatici minuti passati con il fratello prima della tragica morte. La serie di eventi antecedenti al decesso, lascia in lei più di un dubbio sulla qualità delle cure ricevute dall’uomo, cantante, chitarrista e pittore.
«Lunedì pomeriggio verso le 13 – ricostruisce Mena – Luigi mi ha chiamato da Diamante per dirmi che aveva mangiato un panino che forse non doveva mangiare e che si sentiva malissimo e poi, dopo un paio d’ore, anche stordito. Gli stessi sintomi li ha accusati il giorno successivo, come da lui stesso confessato». Le ore successive saranno ancora più terribili, sino all’epilogo tragico. Mena prosegue così il suo racconto: «Alle 22 di martedì Luigi aveva una voce brutta e preoccupante Diceva: “Non respiro, non respiro, non ci vedo. Non riesco a deglutire. Era in casa da solo in quel momento e gli ho suggerito di farsi portare da un amico in ospedale per farsi visitare. L’ho richiamato il mercoledì mattina e pure in quell’occasione aveva una bruttissima voce. Abbiamo appurato che non era in un ospedale ma in una casa di cura».
A quel punto Mena e sua sorella decidono di raggiungere il fratello a Diamante, per stargli vicino. «Quando siamo arrivate in Calabria Luigi era già stato dimesso perché, secondo chi l’ha visitato, le sue condizioni lo permettevano. L’amico ci ha detto che doveva fare una visita neurologica, dopo una prima risonanza al cervello. Nonostante questo mio fratello continuava a dire: “Non mi sento proprio bene, sto morendo’’. A quel punto io e mia sorella volevamo portarlo all’Ospedale del Mare a Napoli sapendo della qualità dei medici». Tutto inutile, purtroppo. «non abbiamo fatto in tempo. Nella superstrada tra Scalea e Lagonegro, mio fratello stava soffocando. Abbiamo fermato l’auto. Lui è sceso cercando di prendere aria ma era troppo tardi: Luigi non c’era più. Vogliamo capire cosa è successo, è assurdo morie così semplicemente dopo aver mangiato un panino. Troppe cose non tornano» conclude Mena con ancora negli occhi la vista del fratello sofferente.
Il dolore dei nipoti
Luigi amava alla follia i suoi nipoti, cresciuti sotto la sua chioccia oltre a quella dei genitori. Gianluca Colaiacolo, non ha dubbi. «Per noi potrebbe trattarsi davvero di un caso di malasanità. Nostro zio è stato dimesso dalla struttura dove era ricoverato con coliche addominali, mentre in realtà aveva problemi respiratori. È rimasto agonizzante per moltissime ore e dopo poco essere stato dimesso ha perso la vita in ginocchio, sull’asfalto senza che nessuno gli potesse prestare soccorso». Per Gianluca è «una cosa vergognosa; nemmeno gli animali devono morire così mentre la sanità italiana ha permesso questo strazio. Luigi, anche se aveva preso il virus, doveva andarsene diversamente e con minore sofferenza». Ciro Colaiacolo,fratello di Gianluca insiste: «Noi presumiamo sia un caso di malasanità e perciò nostro zio deve avere giustizia. Non è giusto vedere una persona bisognosa d’aiuto affidarsi a una struttura sanitaria che non ha saputo diagnosticare un caso da botulino. Chiediamo giustizia e gli organi competenti indaghino senza fare andare nel dimenticatoio una storia del genere, come capitato parecchie volte in passato».
Dea Riccio e Valeria Colaiacolo, altre due nipoti di Luigi Di Sarno, ricordano l’amato zio. «Aveva un’anima particolare, era un personaggio, un musicista, un artista dipingendo tanti quadri belli. Era la sua chitarra ciò che più nel cuore ci porteremo. Era il padre di tutti quanti, era sempre disponibile con gli amici. Portava armonia».

