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giovedì, Marzo 28, 2024
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«Eravamo noi l’obiettivo», il pentito D’Amico e l’agguato contro il ras Salomone

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Era il 13 aprile del 2018 quando due killer si materializzarono su Corso Protopisani sparando all’impazzata. A rimanere ferito in quel raid il ras Giovanni Salomone, esponente di punta della mala di San Giovanni a Teduccio. L’obiettivo però non era lui. I sicari infatti puntavano piùin alto, puntavano al boss. A Salvatore D’Amico ‘o pirata, boss incontrastato dei ‘Gennarella’ di via Nuova Villa. Il particolare è stato chiarito dal collaboratore di giustizia Umberto D’Amico ‘o lion i cui verbali sono contenuti nella maxi ordinanza che qualche settimana fa ha inferto un duro colpo ai gruppi criminali di Napoli est (leggi qui l’articolo). In quei giorni si combatteva una guerra tra i D’Amico, fazione dei Mazzarella, e i Rinaldi-Reale da tempo alleati.

Il racconto di Umberto D’Amico

«Mio zio Salvatore urlava a Salomone di entrare subito nel cancello ma Salomone non sentiva perché aveva la testa nella macchina del consuocero, Bonavolta. Pertanto Salvatore Luongo lo ha visto e gli ha puntato la pistola contro. Io ho sentito solo i colpi perché ero dentro. Fuori era rimasta la Siciliano, Salomone e Bonavolta. Sono stati esplosi molti colpi, ma non saprei dire quanti. Abbiamo poi visto Salomone che aveva il braccio ferito. Lo abbiamo portato subito all’ospedale con una macchina». D’Amico ha puntato il dito contro Salvatore Luongo e Carmine Reale. Affermazioni derivanti dalla conoscenza dei due da parte dell’ex ras pentitosi all’indomani dell’omicidio Mignano:«Sarei in grado di riconoscerli in foto. Con Salvatore Luongo sono stato anche in carcere insieme a Bellizzi Irpino».

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La guerra tra i Rinaldi e i Mazzarella-D’Amico

Tra il 2014 e il 2018 la guerra a Napoli est subisce un’accelerazione improvvisa. Scarcerazioni eccellenti, nuovi assetti e ‘cambi di casacca’ determinarono una situazione esplosiva in cui ‘obiettivi’ di stese e agguati non erano più i semplici affiliati, i cosiddetti ‘soldati’ ma gli uomini di punta delle due opposte fazioni, i Mazzarella e i Rinaldi. Uno degli agguati più eclatanti fu quello commesso contro il ras Salvatore Donadeo raccontato dal pentito Luigi Gallo che vanta una militanza in entrambi i gruppi. Gallo ha raccontato che lo stato maggiore dei Rinaldi (leggi l’articolo) aveva messo nel mirino i personaggi di rilievo dei Mazzarella tra cui i fratelli Maurizio e Salvatore Donadeo, per un periodo reggenti del gruppo. Significativa una frase riportata da Gallo secondo cui lo stesso Ciro Rinaldi si raccomandò con lui e con Ferdinando Di Pede di «buttare a terra il balcone dell’abitazione di Donadeo a suon di kalashnikov».

L’agguato contro il ras dei Mazzarella

«Per il clan Rinaldi all’inizio ho fatto di tutto. Ciro Rinaldi mi chiese se me la sentivo di uccidere qualcuno. lo dichiarai la mia disponibilità. Successivamente Ciro Rinaldi, Sergio Grassia, Ciro Grassia, Giovanni Pagano, Maddaluno Raffaele detto nsalatelLa, Oliviero Raffaele detto o pop ed io abbiamo organizzato la sparatoria contro Donadeo Salvatore, alias pozzolente». In un altro passaggio Gallo racconta le modalità di esecuzione di quell’agguato a cui parteciparono anche i Formicola di via Taverna del Ferro. «L’abbiamo commessa io, Ferdinando Di Pede e Peppe o scem. Siamo andati con due scooter un Sh 300 scuro e un Beverly. lo rappresentavo i Rinaldi, Di Pede e Peppe O scemo rappresentavano i Formicola all’epoca retti da Maria, la moglie del capoclan ”Aglietiello” detenuto. Andammo dove abita Cozzolino Pietro, nel circuito dei D’Amico e da Donadeo Salvatore. Mentre passavamo sotto al balcone di Donadeo Salvatore, sentii rumore di vetri e mi accorsi che ci stava lanciando bottiglie dal balcone. Ci arrabbiamo, andammo a casa di Assunta Di Pede per decidere cosa fare contro Donadeo. Andammo da Ciro Rinaldi e Sergio Grassia a spiegare cosa avesse fatto Donadeo e dire loro quali fossero le nostre intenzioni, Scendemmo a fare l’azione e andammo sotto casa di Donadeo, urlammo parolacce. Donadeo si affacciò e Ferdinando Di Pede sparò un tre o quattro o cinque colpi con il KalasHnikov. Contemporaneamente Peppe o Scemo sparò rutto il caricatore della 9X21. Per miracolo Donadeo non è stato ucciso».

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