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Maresciallo originario di Napoli morto dopo una partita di calcetto: dopo tre anni disposta l’autopsia

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A tre anni dalla scomparsa si riaprono le indagini sul maresciallo di Napoli Eugenio Fasano. La decisione è quella del gip del tribunale di Roma, che, rigettando la richiesta di archiviazione del caso presentata dalla procura ha disposto l’autopsia, mai eseguita, sul corpo del militare. Il cadavere presentava delle ferite di cui a oggi non è ancora individuata la causa.

Il maresciallo Fasano è morto a 39 anni il 22 gennaio del 2019 all’ospedale Umberto I, due giorni dopo essersi sentito male su un campo di calcetto ai Parioli. Originario di Napoli, in servizio alla stazione Salaria, sposato e padre di due figlie, era sceso in campo per una partita cui partecipavano anche alcuni colleghi. Meno di due ore dopo è arrivato in ospedale in condizioni disperate, con una decina di costole rotte, una lesione a un’arteria e un polmone perforato proprio da una costola.

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I testimoni presenti sul campo da calcetto riferirono ai tempi che Fasano si era sentito male circa un’ora dopo l’inizio della partita, e che era crollato al suolo. in mezzo al campo. Viste le condizioni una dottoressa dell’Arma era accorsa per la rianimazione, e il maresciallo era poi stato affidato alle ambulanze arrivate sul posto. Fasano era poi morto in ospedale per arresto cardiocircolatorio.

Una tragedia dovuta a quello che è stato etichettato come un malore fatale. Per la famiglia, assistita dall’avvocato Donato Santoro, i punti oscuri nella vicenda erano però troppi: Fasano era arrivato in ospedale quasi due ore dopo essersi sentito male – “Si è sentito male alle 15.15, è arrivato in ospedale alle 16.15, la tac è stata fatta alle 19.55”, ha sottolineato Santoro in aula – e con lesioni che poco hanno a che fare con un malore. Tra le ipotesi avanzate c’era che la frattura delle costole fosse dovuta ai tentativi di rianimazione, ma i familiari sono decisi a capire se non siano invece il frutto di un’aggressione cui nessuno dei testimoni ha però fatto cenno.

La famiglia nel luglio del 2021 aveva quindi presentato due denunce che hanno portato all’apertura di altrettante indagini parallele, una da parte dei magistrati che si occupano di reati militari e una coordinata dalla pm Roberta Capponi. Che a distanza di quasi due anni dalla morte ha chiesto l’archiviazione, una richiesta che il gip ha rigettato proprio per fare luce su quelle ferite e sulle circostanze in cui il carabiniere è morto.

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