È stata aperta un’inchiesta sulla morte di Fabrizio Tripari, il 19enne di Scario ritrovato carbonizzato in un burrone sottostante la statale 18 a Maratea, al confine con Sapri.
L’allarme è scattato intorno alle 21 di mercoledì, quando degli automobilisti hanno notato fumo e fiamme provenire dal costone al di sotto della statale. Vigili del fuoco, carabinieri e vigili urbani di Maratea, giunti sul posto, si sono trovati di fronte una scena surreale. La macchina, intestata al ragazzo, era ferma nella piazzola, appena dopo il canale di Mezzanotte, in direzione sud. A pochi metri di distanza dalla vettura, nel burrone c’era il corpo carbonizzato.
Fabrizio trovato carbonizzato a Maratea, sequestrata la salma del 19enne
Le fiamme avrebbero avvolto il ragazzo e anche la vegetazione circostante. Sul posto è giunto il pm della Procura di Lagonegro che ha disposto il sequestro della salma e il suo trasferimento all’ospedale di Sapri, in attesa dell’autopsia. Sono in corso gli accertamenti per capire cosa sia accaduto, senza escludere l’ipotesi del gesto estremo.
I carabinieri di Lagonegro stanno ricostruendo le ultime ore di vita di Fabrizio. Intorno alle 18.30 è stato visto a Policastro in un locale a prendere un aperitivo. C’è uno scontrino anche a testimoniarlo. Era da solo e sembrava quello di sempre. Nessuno poteva presagire quello che poi è accaduto di lì a poco. Gli inquirenti stanno acquisendo le immagini delle telecamere di videosorveglianza per ricostruire il percorso compiuto dal ragazzo fino a Maratea.
Il padre, con problemi cardiaci, avvisato dell’accaduto è stato colto da malore ed è stato ricoverato a Sapri. «Un ragazzo umile, un lavoratore, sempre sorridente», così in tanti ricordano Fabrizio. Testa sulle spalle, un diploma al Leonardo Da Vinci di Sapri e sin da subito al lavoro, prima nella ristorazione, poi nel settore del giardinaggio. «Era un ragazzo come tanti, allegro, l’anima delle feste», è il ricordo di un’amica. «Era buono, educato, silenzioso», è un altro pensiero a lui rivolto.
E poi c’è il papà di un amico: «Ci hai lasciati senza parole. Eri un ragazzo, tranquillo, un lavoratore, con il sorriso semplice e l’educazione di chi porta rispetto. Mi chiedo: come è potuto succedere? Cosa sta succedendo attorno ai nostri figli? Li conosciamo davvero? Conosciamo la società in cui stanno crescendo? Cosa possiamo fare per non perdere altri ragazzi?». La comunità parrocchiale di Scario e il vescovo De Luca: «Il pianto della famiglia Tripari è il pianto di tutti noi. Ci sentiamo feriti e addolorati perché Fabrizio era parte di noi. La sua bella intelligenza, la sua gentilezza e la sua partecipazione alla vita parrocchiale sono ricordi che ora si tingono di nostalgia e di lacrime».


