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venerdì, Marzo 29, 2024
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“Ludovica era stordita, giù dal ponte senza urlare”, parla il mediatore sulla tragedia di Francavilla al Mare

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«La morte della madre è stato uno dei fattori che hanno provocato la decisione di Fausto Filippone», dice a Radio Capital lo psichiatra Massimo Di Giannantonio, che per sette ore ha cercato di convincere l’uomo a non uccidersi. Filippone, 49 anni, dirigente della Brioni, si è suicidato domenica scorsa gettandosi dal viadotto Alento della A14, in territorio di Francavilla al Mare (Chieti), poche ore dopo aver gettato nel vuoto la figlia di dieci anni, Ludovica; la moglie, Marina Angrilli (51 anni) era morta la mattina dopo essere precipitata da un appartamento a Chieti, di proprietà del marito.

LA TRAGEDIA

 «Ha detto che la sua vita era irreversibilmente iniziata a cambiare in termini intollerabili 15 mesi prima. E tra gli episodi che l’hanno resa intollerabile, Filippone ha detto che c’era anche la perdita della madre», ha spiegato Di Giannantonio. Come le è apparsa la figlia sul cavalcavia? «La bimba era sotto shock. Si rendeva conto del dramma che stava vivendo e che non aveva nessun tipo di difesa dal padre».

LE AUTOPSIE

Sono intanto in corso all’obitorio di Chieti le autopsie su Marina Angrilli e la piccola Ludovica. A eseguire l’esame il medico legale Cristian D’Ovidio. Ieri invece era stata eseguita l’autopsia su Fausto Filippone, che ha confermato la morte sul colpo per l’impatto a terra dopo il volo di 40 metri dal viadotto. Per i risultati degli esami tossicologici bisognerà attendere l’esito delle analisi di laboratorio sui campioni prelevati.

LA DINAMICA

Il padre omicida ha condotto la figlia sull’apice di un alto viadotto e l’ha lanciata per 40 metri togliendole la vita ma mon risultano problemi psichici, e per tutti l’immagine è quella della normalità. Nemmeno questioni di lavoro all’orizzonte. Gli ultimi a vedere viva la piccola Ludovica, di 10 anni, amante della musica e del canto, sono stati gli agenti intervenuti subito dopo le segnalazioni degli automobilisti. Chi transitava sul viadotto della A14 intorno alle 13 di domenica, ha visto padre e figlia che camminavano mano nella mano, a circa duecento metri dall’auto, vicino al guardrail. L’aveva prelevata dagli zii materni che vivono a Pescara nella stessa palazzina della nonna. Per Ludovica il destino si compie in un breve momento, mentre il papà si getta da quel viadotto dopo essere rimasto appeso nel vuoto per sette ore.

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IL MEDIATORE

Sette ore e mezza di trattativa, sapendo già che sarebbe stato inutile. Fausto Filippone, il papà assassino, aveva deciso sin dal primo momento che doveva finire nell’unico modo possibile, attraverso l’espiazione e la morte. Il professor Massimo Di Giannantonio, ordinario di psichiatria all’università di Chieti, era a un metro da lui, su quel cavalcavia, insieme con il maresciallo dei carabinieri Alessio D’Alfonso: hanno tentato ogni strada per convincerlo a non saltare giù. «Ma la sua capacità di ascoltare era molto ridotta – spiega lo psichiatra – In quel momento pensava solo all’enormità del gesto che aveva compiuto e a come trovare il coraggio per finirla».«Quando la pattuglia della Polizia stradale è arrivata sul posto ha visto la bambina sospesa nel vuoto accanto a lui, ma era come stordita, in totale stato di choc. In piedi sul vuoto, con una condizione emozionale di tipo inibitorio. E quando lui l’ha spinta giù non ha fatto un urlo, niente».

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