mercoledì, Luglio 30, 2025
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Febbre West Nile: come prevenirla e come curarla in assenza di un vaccino

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La febbre West Nile è una malattia virale trasmessa principalmente dalle zanzare del genere Culex. Nonostante la sua diffusione crescente in diverse aree del mondo, non esiste ancora un vaccino disponibile per l’uomo. Per questo motivo, la prevenzione delle punture di zanzara e il controllo dei focolai larvali sono oggi le principali armi per contrastare il contagio. In caso di infezione, il trattamento è solo sintomatico.

Ad oggi, non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Sebbene siano in corso studi clinici per svilupparne uno, l’unico modo efficace per proteggersi è evitare le punture di zanzara, principali vettori del virus. La prevenzione individuale e ambientale gioca quindi un ruolo essenziale per contenere la diffusione della malattia, soprattutto nei mesi estivi.

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Per ridurre il rischio di esposizione, è raccomandato:

  • usare repellenti per insetti certificati,

  • indossare pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe all’aperto, in particolare all’alba e al tramonto,

  • installare zanzariere alle finestre per limitare l’accesso degli insetti negli ambienti chiusi,

  • eliminare o svuotare contenitori con acqua stagnante, come vasi, secchi o sottovasi,

  • cambiare spesso l’acqua nelle ciotole di animali domestici,

  • riporre verticalmente le piscinette per bambini quando non vengono utilizzate.

L’obiettivo principale è evitare che le zanzare si riproducano, poiché l’acqua stagnante rappresenta il loro habitat ideale per la deposizione delle uova.

Terapia e trattamento

Non è disponibile alcuna cura specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi – che vanno dalla febbre leggera al mal di testa e alla nausea – si risolvono spontaneamente nel giro di pochi giorni o settimane, a seconda della gravità.

Nei casi più gravi, quando il virus colpisce il sistema nervoso centrale e compaiono complicazioni neurologiche come encefalite o paralisi, può essere necessario il ricovero ospedaliero. I trattamenti in questi casi sono di tipo sintomatico e di supporto, e includono:

  • somministrazione di fluidi intravenosi,

  • supporto respiratorio,

  • monitoraggio delle funzioni vitali e neurologiche.

Poiché le conseguenze gravi sono rare ma potenzialmente letali, è fondamentale intervenire tempestivamente in caso di sintomi sospetti e adottare strategie preventive costanti.

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Redazione Internapoli
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