Nell’Aula di Montecitorio la quarta votazione del Parlamento in seduta comune integrato dai delegati regionali per eleggere il presidente della Repubblica. Al banco della presidenza ci sono i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Elisabetta Alberti Casellati. Per la corsa al Quirinale spunta il nome del giurista napoletano Patroni Griffi.
Il quorum richiesto è da questa votazione quello della maggioranza assoluta dei componenti del Collegio. Giro di incontri in mattinata: vertice dei leader del centrodestra e incontro anche del centrosinistra con Letta, Conte e Roberto Speranza e i capogruppo di Camera e Senato delle tre forze politiche.
E il centrodestra annuncia l’astensione.
“Il centrodestra ha deciso di proporre la disponibilità a votare un nome di alto valore istituzionale. Per consentire ai grandi elettori di tutti i gruppi di superare veti e contrapposizioni – e convergere per dare all’Italia un nuovo presidente della Repubblica – la coalizione ha deciso di dichiarare il proprio voto di astensione nel voto odierno. Il centrodestra è pronto a chiedere di procedere domani con la doppia votazione”.
“L’astensione nel voto odierno – spiega una nota – significa che i grandi elettori del centrodestra risponderanno alla chiama, si avvicineranno alla presidenza e diranno ai segretari astenuto senza ritirare la scheda. Dopo aver annunciato l’astensione i grandi elettori usciranno dall’Aula senza passare dalla cabine”. E, infatti, i grandi elettori di centrodestra si stanno astenendo nella quarta votazione per eleggere il presidente della Repubblica. A partire da Umberto Bossi, una volta chiamati, hanno comunicato alla presidenza di non partecipare alla votazione: hanno rifiutato la scheda e sono usciti dall’Aula.
L’astensione è un modo per contarsi?
“Le prove di forza non ci interessano. Noi le proposte le abbiamo fatte. Speriamo di arrivare a un nome il prima possibile. Noi chiediamo di accelerare“, ha detto il leader della Lega parlando con i giornalisti alla Camera. “Io sto lavorando nell’ambito del centrodestra e rimane quella la via maestra, per quanto mi riguarda. Non un nome di partito ma di un’area culturale di centrodestra”, ha spiegato Salvini rispondendo a una domanda sull’ipotesi di Sabino Cassese, uscendo dall’aula di Montecitorio.
M5s, Pd e Leu oggi votano scheda bianca: “Coerentemente con quanto chiesto e fatto nei giorni scorsi riconfermiamo la nostra immediata disponibilità ad un confronto per la ricerca di un nome condiviso, super partes, in grado di rappresentare tutti gli italiani. Nel frattempo in questa votazione voteremo scheda bianca”, dicono in una nota congiunta Pd, M5s e Leu, al termine del vertice prima dell’avvio della quarta giornata di votazioni. “Non è che oggi dichiariamo, ma confermiamo la nostra disponibilità, che è immediata. Per il paese lavoriamo 24 ore su 24”, dice Giuseppe Conte parlando della disponibilità a un incontro con il centrodestra.
I nomi, spunta il napoletano Filippo Patroni Griffi
I nomi considerati più competitivi per andare a Palazzo Chigi con Draghi al Quirinale, sono la coordinatrice dei servizi segreti Elisabetta Belloni, l’ex ministro della Giustizia Paola Severino, Pierferdinando Casini e infine Sabino Cassese, il cui nome è uscito ieri. Ma c’è un altro giurista il cui nome lavora sotto traccia. Si tratta l’ex presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi. “Nomi che hanno certamente una levatura istituzionale e un apprezzamento da parte di Draghi, ma non sono figure politiche, e dentro il Pd considerano un problema il fatto che l’Italia si ritroverebbe al Quirinale e a Palazzo Chigi due tecnici”, rivela la Stampa.
Filippo Patroni Griffi è una suggestione che circola sottovoce nei palazzi e infatti non è mai tracimata sulla stampa. Tuttavia, il nuovo membro della Consulta (eletto il 15 dicembre e non ancora insediatosi) potrebbe avere molte carte da giocarsi qualora i partiti non trovassero subito una quadra, che appare ormai sempre più difficile, sul trasloco al primo scrutinio di Mario Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale.
Filippo Patroni Griffi, la carriera
Un’età tutto sommato ancora giovane, 66 anni, radici in una nobile famiglia napoletana, Patroni Griffi è presidente uscente del Consiglio di Stato (al suo posto scalda i motori Franco Frattini) e affianca ai pregiati galloni del lungo cursus honorum nella magistratura amministrativa un curriculum tecnico e successivamente politico trasversale e di sostanza. Il tutto condito da una scienza giuridica e una conoscenza della macchina dello Stato che nessuno ha mai osato contestare.
Fu infatti ministro per la Pubblica amministrazione, la semplificazione e le Riforme istituzionali nel governo dei tecnici guidato da Monti. Si vociferò che al tempo fosse stato Giorgio Napolitano in persona a volerlo fortemente nell’esecutivo. Subito dopo, l’allora premier Enrico Letta lo scelse quale sottosegretario alla presidenza, ruolo di grande delicatezza, con deleghe cruciali e ampio potere che, non a caso, è toccato in epoche differenti a eminenze grigie in qualche modo affini a Patroni Griffi come Antonio Catricalà o Gianni Letta.