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Il gioco online è nelle mani della criminalità organizzata, lo dice un’indagine della DIA

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Niente più sparatorie o brutali violenze ai danni dei civili e dei clan nemici. La nuova “America” delle criminalità organizzate è il web, terra sconfinata e immateriale. Più precisamente, le mafie italiane hanno messo le mani sul gioco online, diventando proprietari diretti o meno delle piattaforme che lo ospitano. La DIA – Direzione Investigativa Antimafia – sta portando avanti un delicato e complicato file d’inchiesta. La lente d’ingrandimento degli inquirenti punta a svelare e ricostruire lo schema del nuovo business. Il web, si sa, è una terra sconfinata: rincorrere i flussi di denaro illecito è assai complicato. Talvolta impossibile. Per mantenere viva l’inchiesta, stanno collaborando ben tre Procure, tra le più importanti per la lotta alle mafie. Parliamo di quella di Reggio Calabria, quella di Bari e quella di Catania.

Le mafie cercano chi sappia gestire le piattaforme di gioco online, non più i killer

Tutto sarebbe nato e, contemporaneamente, confermato da un’intercettazione di un capomafia tra i più influenti per quanto riguarda il nuovo business del gioco online. «Io cerco i nuovi adepti nelle migliori università mondiali e tu vai ancora alla ricerca di quattro scemi in mezzo alla strada vanno a fare così: “bam bam!”. Io invece cerco quelli che fanno così, ‘pin pin!!’, che cliccano, quelli che cliccano e movimentano. È tutta una questione di indice, capito?». I Risultati provvisori della prima fase dell’inchiesta sono stati annunciati del procuratore nazionale Federico Cafiero De Raho e dei procuratori di Bari, Reggio Calabria e Catania.

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