venerdì, Agosto 15, 2025
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Giulia morta ad Acerra, il papà ricostruisce il giorno dell’orrore

Emergono altri dubbi sulla dinamica della morte della piccola Giulia, la bimba di nove mesi trovata dal padre in una pozza di sangue nel letto della loro casa ad Acerra. Vincenzo Loffredo, indagato per omicidio colposo, ha attribuito le ferite mortali della bimba al loro cane, pur fornendo all’inizio una versione completamente diversa. Il giovane è inoltre risultato positivo all’hashish (l’esame dovrà essere comunque confermato) e gli inquirenti dubitano ora anche della sua reale presenza in casa al momento dell’aggressione, tanto che sono state acquisite le immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti nella zona del rione Ice Snei, dove Vincenzo e sua moglie Angela vivevano insieme alla piccola Giulia e a due cani.

Il papà ricostruisce il giorno dell’orrore

Il giovane papà continua a ricostruire la sua giornata, quella della tragedia. Alle 4 del mattino di sabato si è recato al bar dove lavora per restarci fino alle 15. Di sera, poi, secondo il suo racconto, si è preso cura di Giulia mentre la mamma si è recata al lavoro in una pizzeria poco distante, e verso le 22,30, ha spiegato tramite il suo legale, si è addormentato per poi svegliarsi di soprassalto verso mezzanotte. A quel punto si è accorto che la bimba non era più sul lettone: si è alzato e l’ha trovata a terra, nel sangue. Nella stanza anche Tyson, ma non vicino al corpo della bambina.

Giulia sbranata ad Acerra, nessuna traccia di sangue della bimba sul pitbull

Gli esami svolti su Tyson, un pitbull di 25 kg che la famiglia aveva da otto anni, hanno evidenziato come nella bocca del cane non fossero presenti tracce di Dna della vittima. Sul pelo di Laika, l’altro meticcio di casa, arrivato circa un anno fa, sono state trovate tracce di sangue, tecnicamente definite da “imbrattamento” forse per uno strusciamento dell’animale sul corpo di Giulia.

Inoltre, il papà della bimba è risultato essere positivo all’hashish mentre i test tossicologici su altri tipi di droghe hanno dato esito negativo. La sua posizione è comunque quella di indagato e la procura prosegue con gli accertamenti. Sono state anche requisite le immagini delle telecamere del rione Ice Snei di Acerra, dove si trova l’abitazione della famiglia. Si cerca di stabilire se l’uomo si è magari allontanato da casa, anche per poco, mentre era da solo in casa con la figlia. La madre della bimba è invece accertato che stava lavorando in una pizzeria.

Il racconto del padre e i continui cambi di versione sull’accaduto

Il papà 25enne ha raccontato agli inquirenti di non essersi accorto di nulla perché anche lui, come la piccola, dormiva in attesa del rientro della moglie che era al lavoro. Ha sostenuto di non aver sentito né il cane, né le urla della bambina addentata al volto ed alla testa dal pitbull tenuto in casa, che poi si è scoperto essere privo di microchip.

In ospedale, subito dopo la tragedia, il 25enne aveva invece raccontato ai sanitari di un’aggressione da parte di un randagio. Una versione cambiata poi davanti agli inquirenti, quando ha ammesso che Giulia era stata aggredita dal suo pitbull. L’altro cane tenuto in casa, un meticcio di piccola taglia, era regolarmente registrato.

La giovane mamma, che al momento dell’aggressione era a lavoro in una pizzeria poco lontana, ha riferito che Tyson, il pitbull, non aveva mai mostrato segni di aggressività nei confronti della piccola, e neanche nei confronti di altre persone.