Giuseppe Fanara aggredì un agente penitenziario, staccandogli con un morso il mignolo che poi ingoiò. Quel gesto è costato il processo al boss di Cosa Nostra, infatti, il sostituto procuratore Giulia Guccione ha infatti chiesto e ottenuto il giudizio immediato nei confronti del 66enne siciliano. Come riporta il Corriere della Sera i fatti risalgono al giugno del 2020, quando Fanara era recluso nel carcere di Rebibbia.
IL BOSS DI COSA NOSTRA IN CARCERE DAL 1999
Il boss di Cosa Nostra si trova nei penitenziari italiani già dal 1999, quando è stato arrestato e poi condannato all’ergastolo al termine del processo “Sicania 2”. Si tratta dell’omonimo blitz antimafia che fece luce su 5 omicidi e 2 agguati falliti avvenuti il Sicilia negli anni ’90.
Il 17 giugno di due anni Fanara, allora detenuto a Rebibbia, andò in escandescenza quando gli furono comunicate le nuove misure, dovute dalla pandemia, che imposero restrizioni nei colloqui con i familiari. Così durante uno dei due controlli quotidiani che subiscono i detenuti in regime di massima sicurezza, Fanara aggredì alcuni secondini. Adesso è accusato di lesioni gravissime e resistenza ed è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di Sassari, mentre a Roma si celebra il processo nei suoi confronti.